Merate, 6 gennaio 2012 - Refurtiva e arnesi da scasso di ogni genere, ma non solo. Anche droga e soprattutto una pistola, carica  e pronta all‘uso, con il colpo in canna per far fuoco. E’ quello che i carabinieri del Nucleo operativo di Merate hanno scovato nel nascondiglio degli  albanesi arrestati sabato mattina all’alba a Pagnano  perché ritenuti responsabili di una dozzina di colpi in bar di mezza Lombardia. Si tratterebbe dunque di persone pericolose, molto pericolose, e disposte a tutto: nonostante fossero circondate e senza possibilità di scampo, hanno infatti cercato di opporsi in tutti i modi alla cattura, tanto che i militari alla fine hanno dovuto irrompere nel loro covo con la forza attraverso una finestra.

Gli investigatori erano sulle loro tracce da alcune mesi, da agosto, quando il gruppo ha messo a segno un colpo in un ristorante di Cassago Brianza. Un complice però si era ferito gravemente ad un braccio al punto da dover ricorrere alle cure dei medici del Pronto soccorso di Vimercate, tradendosi di fatto da solo. Grazie alla sua cattura, ma soprattutto grazie ai successivi pedinamenti e appostamenti vecchia maniera per rintracciare il resto dei componenti della banda, gli operatori del 112 sono prima riusciti a identificare gli altri malviventi e poi a scoprire dove si rifugiavano, tre in un appartamento di via Tofane a Pagnano e il quarto in un vecchio casolare di Cavenago, insieme ai familiari, che però non sapevano nulla della sua attività.

L’ultima della lunga serie di spaccate che e hanno compiuto risale solo a settimana scorsa, ai danni della trattoria Sala di Calco, un raid che aveva scatenato la rabbia delle vittime che proprio per il furto avevano scagliato contro i responsabili della razzia una sorta di “malocchio”, che evidentemente ha sortito effetto, visto l’epilogo. Domani, lunedì, tutti i fermati, che ora si trovano in carcere a Pescarenico di Lecco e al Sanquirico di Monza verranno interrogati dal Pm incaricato del caso, il Sostituto procuratore Cinzia Citterio, che ha coordinato le indagini e dato il via libera alla retata perché i sospettati si stavano preparando per rimpatriare nel giro di pochi giorni.

Per questo all’operazione hanno partecipato anche gli elicotteristi del Secondo elinucleo levatisi appositamente in volo dall’aeroporto di Orio al Serio, in maniera tale da controllare la situazione dall’alto, per bloccare ogni possibile via di fuga nonostante il buio, tramite un potente faro che ha illuminato a giorno la palazzina dove erano asserragliati i quattro e l'utilizzo di sofisticati sensori termici e agli infrarossi.  Il potente rombo del motore del mezzo aereo e delle pale ha svegliato decine di residenti della zona, che inizialmente hanno pensato di trovarsi sul set di un film d'azione. Invece era tutto vero.