Lecco, 20 dicembre 2012 - La storia tante volte si ripete ed è il caso dell’attesa crescente per il 21 dicembre, la data dell’apocalisse terrestre nel calendario degli Sciamani con l’asteroide Toutatis e la profezia dei Maya. I lecchesi di una certa età possono ricordare le agitate vicende dell’autunno 1976, quando iniziarono a circolare in città voci di un imminente tremendo terremoto o di una paurosa frana dal monte San Martino che, finendo nel lago, avrebbe sollevato terribili onde in grado di sommergere il centro cittadino, la Canottieri, di travolgere i ponti, l’Isola Viscontea e le case delle sponde.
 

Le voci erano spuntate non si sa dove. C’erano alcuni che le accreditavano a una veggente incontrata sulla spiaggia di Caorle, a una notizia proveniente dalla Cina o dall’estremo Oriente, alla profezia di un mago del pendolino o, addirittura, a una trasmissione della televisione della Svizzera italiana, che avrebbe fatto riferimento a uno studioso olandese già villeggiante sul Lario. Tutti parlavano per sentito dire, tutti riferivano di previsioni catastrofiche ed anche coloro che si dichiaravano non convinti toccavano ferro. Le voci, sempre più diffuse ed allarmistiche, richiamarono a Lecco gli inviati speciali dei maggiori quotidiani nazionali. Il centralino del municipio era assediato da telefonate di cittadini in cerca di informazioni; lo stesso si verificava presso le caserme di Carabinieri, Polizia e Vigili del Fuoco. Nel susseguirsi di voci e di indicazioni sempre più allarmistiche, venne finalmente indicata anche la data del grande tragico evento.
 

Sarebbe stata quella del 15 ottobre, in considerazione di insolite combinazioni lunari. La notte attesa scese sulla città mentre cadeva pioggia copiosa; parecchi trattenevano il fiato in attesa di un evento straordinario per il quale si richiamarono anche alcuni scritti del noto geologo Antonio Stoppani. Le cronache di quei giorni del 1976 riferiscono che la notte della grande paura trascorse nel silenzio di lunghe e monotone ore; alcuni esercizi pubblici spegnevano le luci e calavano le saracinesche anzitempo. La notte della “profezia” passò tranquilla. Nessun spaventoso cataclisma sconvolse Lecco.
 

di Aloisio Bonfanti