Lecco, 10 dicembre 2012 - Sembrano normali colline, come tutte le altre che costellano e caratterizzano il paesaggio brianzolo. Eppure per Vincenzo Di Gregorio, architetto di 59 anni di Montevecchia con la passione per la storiografia locale, quelle tre alture che sorgono all’intero del Parco regionale della Valle del Curone, non sono il segno dei ghiacci in ritirata durante l’ultima grande glaciazione, bensì delle piramidi, come quelle egiziane. O quasi. La prima sorge più a sud, la seconda è conosciuta come il Belvedere Cereda, la terza si innalza a nord est ed è la più difficile da individuare perché ricoperta da boscaglia. Quei pendii, secondo la teoria dello studioso, sarebbero stati modellati dall’uomo, che ha plasmato e formato le alture esistenti probabilmente nel 2000 forse addirittura nel 3000 avanti Cristo.

 

Non si tratta di una semplice ipotesi, né di una mera suggestione, l’esperto ha raccolto prove, realizzato studi accurati e innovativi pubblicati su autorevoli riviste del settore. Ha iniziato così a elaborare la controversa teoria osservando delle fotografie aeree della zona che mostrano come le cime in questione si trovino esattamente sullo stesso asse, proprio come quelle di Giza, rispetto alle quali risultano tuttavia ruotate di 90° in senso orario. E pure le proporzioni e la disposizione sono le medesime. Inoltre sono allineate a tre stelle della cintura di Orione. E poi c’è l’angolazione dei pendii, inclinati tutti a 23° rispetto al piano terrestre, con scarti centesimali che non possono essere attribuiti alla natura. Le misurazioni sono state effettuate in maniera estremamente accurata grazie alla collaborazione di un archeoastrologo e utilizzando dei sofisticati satelliti statunitensi.

 

L'ipotesi è che le costruzioni fossero dei luoghi di culto o delle costruzioni religiose preceltiche, come testimoniato anche da diversi rinvenimenti archeologici alcuni dei quali risalenti al periodo rupestre. Molti tuttavia si oppongono alla suggestiva tesi, come ne è ben consapevole lo stesso autore. «Comprendo che il mondo accademico fatichi ad accettare che un dilettante possa mettere in discussione la storia. Gli elementi che propongo implicano la presenza di una civiltà capace di realizzare tutto ciò. Vorrei però che quanto propongo venisse analizzato in maniera seria».
 

di Daniele De Salvo