Cassago Brianza, 8 dicembre 2012 - Una sentenza di condanna pesante, che ha spiazzato imputati e difese non solo per la quantificazione degli anni di carcere inflitti dal Tribunale Collegiale di Milano, ma anche per i risarcimenti disposti a favore delle parti civili. Complessivamente, per i fallimenti di Peregostrade e delle società collegate, Ivano Perego e Andrea Pavone dovranno far fronte a due milioni e 700mila euro, oltre agli ulteriori indennizzi da definire in sede civile. Il solo Perego, è stato condannato a risarcire un milione e 200mila euro, oltre a un milione e mezzo in solido con Pavone. Quando il provvedimento sarà irrevocabile, non rimarrà più nulla nelle loro disponibilità e ancora non basterà ad assolvere quanto previsto dal Tribunale.
 

«È una sentenza particolarmente severa – commenta Stefano Pelizzari, avvocato di parte civile dei fallimenti Perego General Contractor e Peregostrade – ma che rispecchia la gravità della situazione e delle imputazioni, che sono state ritenute provate anche dal punto di vista dell’associazione a delinquere». Infatti, sia Perego che Pavone, hanno avuto sentenza di condanna a partire dal primo capo di imputazione, quello dell’aver agito con il vincolo associazionistico. «Il risarcimento è alto – prosegue Pelizzari – e abbiamo la consapevolezza che difficilmente gli imputati potranno restituire quanto sottratto. Tuttavia è importante l’affermazione di responsabilità, anche in considerazione degli enormi danni prodotti ai dipendenti e ai fornitori».

Ma l’interpretazione di questa sentenza, va oltre, e la trasforma in un precedente che si aggiunge e afferma ulteriormente, quanto già emerso dalla sentenza di primo grado del processo con rito abbreviato. A maggior ragione le posizioni discusse a con il rito ordinario, hanno portato alla luce modalità di intromissione e legami economici con amministrazioni pubbliche ed economie private, di un tessuto basato su piccole e medie imprese, che facilmente sono state messe in ginocchio dalla spregiudicatezza gestionale degli ultimi mesi di amministrazione delle società Perego.
 

«È un processo storico per la Lombardia – conclude Pelizzari – perché per la prima volta sono stati contestate e accolte le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso legate a reati fallimentari. È il segno di come il core business è cambiato». Allo stesso tempo, il processo Infinito è stato la testimonianza di quanto sia facile aggredire e infiltrarsi in situazioni colpite da criticità finanziarie, senza bisogno di utilizzar metodi violenti, ma con lusinghe e promesse di risanamento.

di Paola Pioppi