Bosisio Parini, 4 dicembre 2012 - Sembra che non fosse la prima prima volta che quei due enormi cani fuggissero dal recinto di una vicina villa. Anzi, diversi residenti come altra gente di passaggio, sosterrebbero che spesso venivano lasciati vagare liberi nei boschi di Bosisio Parini. I due tuttavia non avrebbero mai dato particolari problemi, mantenendosi sempre a distanza dalla persone.Domenica mattina tuttavia non avrebbero resistito all’istinto di avventarsi contro il setter da riporto di Francesco Princiagalli, l’imprenditore di 53 anni di Milano impegnato in una battuta venatoria al fagiano insieme all’amico Umberto Invernizzi, 61enne del paese.


L’uomo, quando ha realizzato che il suo cane stava per essere sbranato dai molossi, ha così cercato di difenderlo come poteva, brandendo l’unico attrezzo di cui disponeva, ovvero il suo fucile da caccia calibro 12 sovrapposto, impugnandolo per le canne come un bastone. Ma inavvertitamente ha premuto il grilletto ed ha esploso una cartuccia i cui piombini deflagrati a bruciapelo gli hanno dilaniato il ventre.


Anche il compagno ha fatto fuoco, ma per mirare alla coppia di animali inferociti. Ne ha ucciso una sul colpo, ferendo invece gravemente l’altro, che successivamente è stato soppresso dai veterinari dell’Asl provinciale. Al momento tuttavia non è stato mosso alcun addebito nei confronti dei padroni dei molossi. Se le testimonianze trovassero riscontro rischierebbero comunque solo una denuncia per incauta custodia. I carabinieri della stazione di Costa Masnaga, insieme ai colleghi del Nucleo operativo della Compagnia di Merate, proprio per accertare le possibili responsabilità, hanno ispezionato la loro proprietà e hanno scoperto un buco nella rete del giardino attraverso il quale sono scappati. Resta però da stabilire quando le maglie metalliche sarebbero state rotte e se realmente nessuno se ne sia mai accorto prima. «Bisogna smetterla di imputare questi episodi all’imperizia dei cacciatori - tuona Pietro Amati, presidente della Fidc, Federazione italiana di caccia di Costa, alla quale il 53enne era iscritto -. Gli incidenti succedono non per colpa nostra, ma a causa degli altri. A uccidere il nostro associato sono stati quei due cani».


Il milanese, sposato e padre di un figlio, frequentava la sezione locale perché addestrava il setter che ha protetto a costo della vita in un campo della zona. Nonostante fosse ufficialmente residente nella metropoli in via Lomazzo, nei fine settimana soggiornava a Merone insieme alla moglie. La quale l’altro ieri ha subito intuito che al marito fosse successo qualcosa di brutto, perché lui non le rispondeva al telefono. Per questo ha contattato il compagno con cui era insieme, che, già sotto shock per quanto accaduto, ha dovuto raccontargli della fatalità. Nonostante la dinamica della sciagura sia ormai chiara, il Pm incaricato del caso, cioè il sostituto procuratore Paolo Del Grosso, ha disposto ulteriori accertamenti e l’autopsia sulla salma della vittima.

di Daniele De Salvo