di Stefano Cassinelli

Lecco, 29 novembre 2012 – La vicenda di Renato Pasini, che per tre volte è stato dimesso dal Pronto soccorso di Lecco senza che gli fosse diagnostico il problema che poi è stato risolto a Merate con un intervento chirurgico urgente è oggetto di un intervento del dottor Luciano D’Angelo direttore del Ps di Lecco.

D’Angelo sottolinea che il primo accesso del Pasini a Lecco è registrato il 16 novembre: il paziente presenta una serie di sintomi e patologie pregresse. Vengono disposti, dopo l’esame fisico, esami di laboratorio urgenti, da cui tuttavia non si riscontrano particolari alterazioni di valori. Viene ipotizzato un quadro di gastroenterite e trattato con i farmaci del caso.

Il 20 novembre c’è il secondo accesso in Ps e vengono disposti esami di laboratorio e l’esecuzione di una radiografia dell’addome. I primi non mostrano alterazioni di rilievo; anche la radiografia non registra segni particolari e la valutazione specialistica chirurgica esclude la necessità di intervento. Il paziente viene dimesso con le indicazioni del caso, ma si ripresenta dopo alcune ore per la ripresa di dolore addominale: viene trattenuto in osservazione per cinque ore e trattato con terapia sintomatica.

 Il 23 novembre si presenta a Merate, viene rivalutato e vengono avviati controlli. I dati ematici acquisiti segnalano, solo ora, indicatori infiammatori che negli accertamenti dei giorni precedenti non comparivano. Viene così disposta una tac dell’addome che consente di diagnosticare una patologia infiammatoria della colecisti.

«L’analisi delle fasi del decorso clinico e gestionale del paziente – afferma D’Angelo - mi consente di affermare che il caso presentava elementi che hanno reso indubbiamente difficoltoso un orientamento diagnostico, un quadro clinico non tipico, assenza di alterazioni obbiettive e di laboratorio. Mi sento di poter affermare che la condotta clinica dei sanitari che hanno avuto in carico il paziente è stata corretta, improntata ad un atteggiamento di verifica e di cautela.

Mi preme sottolineare, altresì, che alcune affermazioni sono inesatte e fuorvianti. Pur essendo auspicabile sempre la necessità di una più precoce definizione diagnostica è difficile immaginare che nel caso specifico di cui stiamo parlando si potesse evitare il trattamento chirurgico della patologia».