Merate, 23 novembre 2012 - All'ospedale San Leopoldo Mandic  è stato eseguito con successoil primo trattamento ablativo della fibrillazione atriale, la più comune fra le aritmie cardiache, con una prevalenza dello 0,5% nella popolazione adulta.

“La patologia – spiega Stefano Maggiolini, primario della Cardiologia del presidio brianzolo - è causa di un significativo aumento del rischio di complicazioni cardiovascolari; provoca, inoltre, una riduzione della tolleranza agli sforzi, con sintomi quali palpitazioni, affaticamento e mancanza di fiato. Favorisce, altresì, la formazione di coaguli all’interno del cuore ed il rischio di fenomeni embolici come l’ictus cerebrale. Per questo motivo i pazienti con fibrillazione atriale vengono solitamente trattati con farmaci anticoagulanti”.

Per ripristinare il ritmo cardiaco sono possibili trattamenti farmacologici. Talvolta, tuttavia, i farmaci antiaritmici risultano inefficaci e possono causare effetti collaterali. Non a caso, recenti sviluppi medico-scientifici hanno consentito di trattare la fibrillazione atriale mediante ablazione con radiofrequenza. Quello di qualche giorno fa al nosocomio meratese è stato un intervento di questo genere. La paziente coinvolta? Una donna di 65 anni, abitante a Lecco, che soffriva da anni di episodi di fibrillazione atriale, nonostante la terapia farmacologica a cui si è sempre sottoposta.

La procedura, efficace e senza complicanze, è stata effettuata da Francesco Cantù, primario della Cardiologia di Lecco ed esperto in questo tipo di trattamento, insieme agli elettrofisiologi di Merate Marco Di Sabato e Claudio Carbone.

“L’ablazione - afferma Cantù – è una procedura mini invasiva che prevede l’uso di piccoli cateteri che vengono avanzati fino al cuore lungo il sistema venoso e che consente di eliminare le cellule da cui originano i battiti cardiaci anomali ovvero le aritmie. “Il trattamento – continua Maggiolini - è riservato a pazienti che hanno episodi parossistici (che durano pochi giorni) di fibrillazione atriale, senza una significativa patologia cardiaca sottostante e che si ripetono nonostante una terapia farmacologica. In questi pazienti la probabilità di successo con una procedura ablativa o, eventualmente, una seconda in caso di recidiva è molto alta”.

Questa terapia non viene effettuata in tutti gli ospedali e la percentuale di successo dipende dall’esperienza degli operatori.  “Nell’ambito del Dipartimento Cardiovascolare la collaborazione tra le strutture cardiologiche di Lecco e Merate - aggiunge sempre il primario del Mandic - è sicuramente un punto di forza della nostra Azienda ospedaliera, permettendo di ottimizzare l’utilizzo delle risorse umane e garantendo una qualità professionale di alto livello con il contributo delle eccellenze là dove servono”.

di D.D.S.