Lecco, 12 novembre 2012 – Ha approfittato di un permesso premio per darsi alla macchia e tornare a spacciare. A colpire ancora è stata la “Venere nera”, alias Laila Boukchen, un'avvenente marocchina di 26 anni ritenuta il capo di una banda di pusher arrestata nel 2010.

L'immigrata, che si trovava in carcere a Bergamo, al termine di nove giorni di libertà condizionata durante i quali avrebbe dovuto svolgere attività di volontariato, non si è più ripresentata in cella.  Secondo le informative raccolte dai carabinieri la giovane immigrata era rientrata nuovamente nel mercato nero della droga. I militari della Compagnia di Lecco, che l'aveva già catturata la precedente volta, si sono messi immediatamente sulle sue tracce setacciando gli ambienti di quelli che erano i suoi clienti prima che finisse in manette.

Pedinamenti e appostamenti hanno permesso di rintracciarla e individuarla. E' stata bloccala a Calusco d'Adda, nelle Bergamasca, a bordo di un'auto insieme a un complice. Alla vista delle divise la donna ha mostrato un passaporto e un permesso di soggiorno con la sua fotografia ma con dati e generalità false.

I militari alle dipendenze del capitano Francesco Motta hanno anche recuperato 24 dosi di cocaina pronte per essere vendute. Erano nascoste dentro gli indumenti intimi della della giovane. Gli operatori del 112 hanno anche recuperato 1.000 euro in contanti, e sette telefoni cellulari.

Con lei è stato arrestato anche Bouya El Ghali Moistafa, stessa età e stessa nazionalità, un clandestino che gli faceva da spalla. Devono rispondere dell'accusa di spaccio. La “Venere nera” inoltre deve scontare anche 3 anni, 6 mesi e 13 giorni di reclusione, come disposto dai giudici del Tribunale di Venezia in seguito a una precedente condanna sempre per spaccio di un etto di polvere bianca, più naturalmente la pena che stava ancora espiando di altri 12 mesi.