Lecco, 9 novembre 2012 -«La scuola ha già dato, ora diciamo basta». Con questo slogan, il mondo dell’istruzione lecchese protesta contro i tagli attuati dal governo in questi ultimi anni. «Sono 43 gli istituti scolastici presenti nel territorio – dichiara Pasquale Lo Bue (Flc-Cgil) –: tutti vivono situazioni drammatiche, ma ci sono alcuni istituti che non riescono a pagare gli stipendi ai supplenti, come i comprensivi di Valmadrera, Calolziocorte, Robbiate, Costamasnaga e il liceo artistico Medardo Rosso». Non solo, Lo Bue segnala anche che in alcuni plessi «le famiglie devono anche sopperire alla mancanza della carta igienica».
 

Non è l'unico problema delle scuole lecchesi, infatti manca anche il personale Ata. Negli istituti sono circa un migliaio i collaboratori scolastici, assistenti tecnici e amministrativi, ma sono ancora pochi.<WC> «Manca almeno il 33% del personale Ata – afferma Mario Rampello di Cisl scuola –, ci sono alcuni bidelli che devono lavorare su più plessi». La situazione è critica e non accenna a migliorare. «Il governo deve difendere l’istruzione – sottolinea Pino Pellegrino di Uil scuola –. Gli altri paesi europei hanno accettato di investire sulla scuola, mentre qui il ministro Francesco Profumo fa proposte come quella di aumentare il numero delle ore settimanali agli insegnanti». Roberto Colella di Snals ricorda che «i docenti lavorano più di 18 ore a settimana, perché hanno anche parecchie mansioni da fare a casa. Inoltre – continua – il governo ha disatteso gli aspetti contrattuali e ora non ci sono neanche più gli scatti di anzianità».

Per questo anche i rappresentanti del mondo scolastico lecchese parteciperanno allo sciopero generale che si terrà a Roma il 24 novembre. Prima però, giovedì 15 novembre, saranno presenti a un altro incontro, quello con i direttivi e i segretari sindacali a Milano. «La scuola deve essere di qualità – sostiene Massimiliano Craia di Gilda Unams –: il governo fa le scelte coraggiose sulla pelle delle persone più deboli, mentre se ci fosse una seria lotta all’evasione fiscale ci sarebbero più risorse anche per l’istruzione».
 

I rappresentanti della scuola lecchese però vogliono togliersi anche un sassolino dalla scarpa nei confronti dell’Amministrazione provinciale. «È stato istituito un tavolo territoriale per decidere il futuro delle scuole, per evitare di fare errori e inserire corsi inutili in alcuni istituti che si farebbero così concorrenza – racconta Lo Bue –, però l’assessore all’Istruzione Luca Teti ha voluto fare di testa sua non ascoltando noi che volevamo aspettare prima di decidere su alcune questioni». «È stato un vero e proprio blitz politico», commenta Pellegrino.
 

di Fabio Landrini