Merate, 2 novembre 2012 - Per le gerarchie della Chiesa cattolica don Mario Bonfanti è fuori, nel senso che è uscito lui dalla comunità cattolica, rinnegando la propria appartenenza ad essa e quindi obbligando di fatto i suoi superiori a scomunicarlo.

Ma il consacrato 40enne, originario di Pagnano di Merate, non ha alcuna intenzione di abbandonare il ministero sacerdotale. Continuerà semplicemente a svolgerlo altrove, presso la comunità Episcopale, più aperta alle sue idee e alle sue convinzioni, comprese quelle sulle unioni omosessuali e l’ordinazione anche delle donne.

“Me ne sono andato io perché non volevo causare ulteriori problemi, evidentemente i tempi non sono ancora maturi nella Chiesa di Roma per accettare ciò che invece in altre realtà è scontato”, spiega il diretto interessato, che ha ratificato la sua apostasia tramite raccomandata spedita l’11 ottobre in concomitanza della giornata internazionale del coming out, durante la quale si è dichiarato “prete felicemente gay”. “E’ stata una scelta concordata con il mio vescovo proprio perché potessi continuare ad essere prete - prosegue -. Ho optato per una comunità dove quello che predico e in cui credo è ormai assodato”.

Classe 1971, il brianzolo è stato ordinato a Guspini il 16 novembre 2002, nella diocesi di Ales-Terralba, in Sardegna, dopo aver frequentato i seminario della diocesi di Milano, del Pime e dei Carmelitani. Dopo una parentesi in alcune parrocchie dell’isola nel 2007 è tornato a casa per un periodo di studio. Il vicario episcopale di Lecco dell’epoca, monsignor Bruno Molinari, gli ha quindi chiesto di collaborare “in prestito” come parroco di Perego, ma l’anno scorso la convenzione non è stata più rinnovata a causa delle sue forti prese di posizione sulle unioni gay, tanto da spingere il vicario generale della diocesi di Milano, monsignor Carlo Roberto Redaelli, braccio destro del cardinale Angelo Scola, a sollevarlo dall’incarico.

“Tutto ciò ha indotto il vescovo (quello di Ales - Terralba, nda) nella sua premura pastorale a incontrarlo ripetutamente nella speranza che dal dialogo e nel rispetto reciproco, nella piena consapevolezza del suo impegno nei confronti della Chiesa, scaturisse la possibilità di giungere a una svolta positiva e serena“, si legge in una nota della curia della diocesi sarda di appartenenza. Una svolta che tuttavia non c’è stata, almeno non nei termini auspicati dai vertici del Vaticano.