Merate, 30 ottobre 2012 - Credevano che l’intervento di impianto di protesi fosse la fine di un calvario e l’inizio di una nuova esistenza, con la possibilità di tornare a camminare e muoversi liberamente. Invece si è rivelato un disastro e il principio di un nuovo incubo, se possibile ancora peggiore. Nonostante le operazioni siano riuscite perfettamente si è scoperto infatti che le articolazioni artificiali sono difettose e potenzialmente pericolose.

Non solo non funzionano a dovere, ma le componenti metalliche utilizzate a causa del continuo sfregamento, rilasciano nell’organismo ioni di cromo e cobalto le cui conseguenze tra l’altro non sono ancora completamente note. Per questo quattro pazienti sono già finitivi nuovamente sotto i ferri e in attesa ve ne sono un’altra decina, sebbene si presume che il numero sia destinato a crescere ulteriormente man mano che trascorre il tempo. A mettere in guardia dal pericolo sono stati gli stessi vertici della società che produce i presidi medici, il colosso americano De Puy - Johnson & Johnson, ma quando è stato lanciato l’allarme ormai era troppo tardi.

Complessivamente infatti sono stati venduti in tutto il mondo oltre 93mila dispositivi, 4.500 solo in Italia, e di questi un migliaio in Lombardia, 110 dei quali tra il 2005 e il 2009 sono stati trapiantati in 99 persone dagli ortopedici del San Leopoldo Mandic di Merate. Della vicenda si stanno occupando adesso anche i referenti di Federconsumatori Lecco che hanno ripetutamente incontrati i responsabili dell’Azienda ospedaliera lecchese e soprattutto del nosocomio brianzolo.

«Tutte i pazienti interessati dal problema sono tenuti sotto stretto controllo e risultano suddivisi in tre gruppi a seconda del grado e della quantità di contaminazione registrata dagli esamie e in rapporto all’incidenza del cromo e cobalto accumulato - spiega il presidente Sergio Fenaroli -. Alcuni sono già stati operati, altri sono in lista di attesa, ma per tanti si registrano parametri al momento entro i limiti ma che continuano a salire».

L’obiettivo principale è naturalmente quello di limitare i danni fisici e correre ai ripari, ma anche di ottenere un adeguato risarcimento. «I nostri legali, insieme alla nostra struttura nazionale, stanno definendo un protocollo di intesa da sottoporre al confronto con quelli della De Puy - Johnson & Johnson», annuncia il numero uno di Federconsumatori lecchese. Nonostante la disponibilità di massima tuttavia l’impresa non si preannuncia né semplice né breve e di cifre al momento non ne ha ancora discusso nessuno.

di Daniele De Salvo