Lecco, 24 ottobre 2012 – Ordinava merce informatica, spacciandosi per un imprenditore, poi, una volta ricevuto il materiale spariva dalla circolazione senza pagare il conto. Il tutto utilizzando documenti di identità, certificazioni, credenziali, indirizzi di posta elettronica e recapiti di telefono falsi.

Complessivamente nel giro di pochi mesi si è intascato prodotti per un valore di almeno 130mila euro, ma gli accertamenti sono ancora in corso e la cifra è destinata ad aumentare vertiginosamente. Al momento si è scoperto che il truffatore, un 31enne di Cassano allo Ionio nel cosentino, ha imbrogliato e derubato commercianti del settore telematico ma anche dell'arredamento d'ufficio delle province di Milano, Roma, Pisa, Cosenza, Ancona, Como e Lecco.

Sono stati proprio i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Lecco, comandata dal capitano Francesco Motta, a scoprire il losco giro di affari, su segnalazione di un artigiano lecchese che opera nel comparto della produzione e dell'assemblaggio dei persona computer, al quale il fantomatico cliente ha richiesto tramite internet prodotti dal valore di 5mila euro, salvo poi, come di consueto, al momento di saldare il debito, far perdere le proprie tracce.

Ricostruire il complesso meccanismo del raggiro non è stato semplice, perché il calabrese ha fornito tutti gli incartamenti necessari per la spedizione, compresi documenti identificativi intestati sia a persone e società reali ma tramite caselle e-mail attivate da lui, sia utenze contraffatte o inesistenti.

Delle indagini, coordinate dal Sostituto procuratore di Lecco Rosa Valotta, sono stati informati per competenza anche i colleghi della sezione di polizia giudiziaria del tribunale di Castrovillare, sempre in provincia di Cosenza, i quali hanno svolto ulteriori accertamenti chiudendo il cerchio e smascherando il mago della truffa online.

L'uomo adesso deve rispondere delle accuse di truffa pluriaggravata e alla falsità materiale, sostituzione di persona e ricettazione. A casa sua sono state scovati e sequestrati documenti di riconoscimento falsificati, come incartamenti contabili sempre taroccati, utenze telefoniche e chiavette internet, insomma tutto il necessario per ingannare e depredare i fornitori a cui si rivolgeva.