Missaglia, 16 ottobre 2012 -«Ho avuto paura di morire, ho avuto la certezza che sarei morto. Mi hanno puntato una pistola alla testa e un pugnale in pancia, ero convinto che ormai per me e la mia compagna fosse arrivata la fine». A parlare è Vittorio Farina, 72 anni, l’imprenditore di Missaglia che sabato sera per oltre un’ora è rimasto in balia di quattro malviventi che lo hanno sequestrato nella propria villa di via Cascina Pila insieme alla sua convivente Maria Rosa Cazzaniga, di un anno più grande. «Aspettavo soltanto di morire», racconta la vittima della brutale aggressione. Mentre rievoca quei terribili momenti la voce si affievolisce, fino a cedere e tramutarsi in un pianto strozzato che solo in parte riesce a trattenere.
 

«È stato  tremendo, continuo a rivedere quei criminali incappucciati ovunque mi giri. Non so se potrò mai dimenticare, non ho nemmeno la forza di uscire di casa, perchè appena mi avvicino alla porta è come se trovassi davanti un muro che mi blocca al solo pensiero che possa ancora trovarmi di fronte quegli sconosciuti». «Sto bene, non mi hanno fatto nulla - dice quasi per rassicurare e convincere se stesso che è davvero tutto passato più che le decine di amici e conoscenti che gli fanno visita e lo contattato per sincerarsi delle sue condizioni -. Ho solo le mani un po’ gonfie per colpa delle fascette di plastica con cui mi hanno legato alla sedia e un taglio al braccio destro che mi sono procurato quando con la forza della disperazione sono riuscito a liberarmi un polso».

Poi, saltellando sulla sedia, a tentoni, ha raggiunto un cassetto afferrato un coltello con cui si sono definitivamente liberati. «Erano albanesi, ho riconosciuto l’accento - sostiene -. Continuavano a chiedere dove fosse la cassaforte e i soldi. Io li ho assecondati, credo che se avessi soltanto accennato una reazione mi avrebbero ucciso. Il giorno seguente avrei dovuto partecipare a una battuta di caccia, i fucili e le munizioni erano pronti e a portata di mano, ho anche una rivoltella e persino uno spray anti-aggressione. Per fortuna non mi sono lasciato trasportare dall’istinto di provare ad afferrarli, ci avrebbero certamente ammazzato». «Ho visto la morte, la morte in persona e non me la tolgo più dalla mente - ribadisce come in un mantra -. Non mi hanno rubato solo il denaro, orologi e gioielli, è come se mi avessero portato via l’esistenza. Lo so che devo reagire, che non devo permetterlo, ma adesso non ne sono proprio capace».

di Daniele De Salvo