Lecco, 13 ottobre 2012 - Per dare un ruolo di responsabilità alle donne che vivono in alcune aree remote fra le montagne del Nord del Pakistan ci vuole coraggio. Ma a volte accadono dei piccoli miracoli anche in una terra così estrema. È in nome di Lorenzo Mazzoleni, alpinista lecchese che nel 1996 scomparve mentre scendeva dal K2, che nei villaggi della valle del Braldo, che lui visitò prima della scalata, i bambini non moriranno più per una semplice dissenteria e le donne alzeranno la testa.

C'era bisogno di cambiare mentalità e per fare questo era necessario che anche le donne che vivono in quei villaggi fossero coinvolte nel progetto. È un discorso di comportamento quotidiano quando a causa di dissenterie, problemi agli occhi e malattie della pelle si soffre così tanto – spiega la dottoressa Maria Assunta Lenotti, medico di Varese, che dal 1997, in nome dell'associazione Amici di Lorenzo, fa funzionare insieme ad altri medici e infermieri volontari l'ambulatorio di Askole intitolato al giovane che indossava il maglione rosso dei Ragni di Lecco e che dopo aver coronato il suo sogno ora riposa fra i ghiacci del Baltoro -. Aiutiamo anche le ragazze che non sono mai andate a scuola.

 Cerchiamo di farle studiare e insieme diamo loro lezioni di lavoro a maglia. Un'attività che potrebbe essere molto utile per il loro futuro. Rimanere vedova o divorziata in quell'area significa essere in una posizione debole e di degrado. Noi diamo loro la possibilità di essere autonome. Abbiamo trovato delle resistenze. In alcuni villaggi non volevano che ci fossero donne a capo di questi progetti. Ora ci sono comitati di sole donne. Una piccola rivoluzione”.

Con quindici anni di lavoro nella valle l'associazione si è impegnata nella creazione dei gruppi di salute in una decina di villaggi con l'obiettivo di coinvolgere le popolazioni locali nel riconoscimento dei bisogni sanitari. Il dispensario aperto nel 1997, l'anno dopo la scomparsa di Lorenzo, sorge al centro del villaggio di Askole, una piccola comunità che si raggiunge dopo un giorno di “montagne russe” da Skardu su una strada che spesso è interrotta dai torrenti in piena e dalle frane. Sono i luoghi e i villaggi descritti da Greg Mortenson nel suo “Tre tazze di tè”.

La scritta “Amici di Lorenzo” accoglie gli scalatori e gli appassionati di trekking che si spingono all'ingresso del Baltoro. Luoghi rimasti inalterati da quando il Duce degli Abruzzi passava da queste parti durante le sue celebri esplorazioni. C'è fango ovunque. Anche le case sono costruite con i mattoni di terra impastata ed essiccata. I bambini giocano per strada fra le pozze o nei campi di riso, mentre osservano le madri piegate a raccogliere i ciuffi verdi. Poco distante dall'ospedale di Lorenzo sta sorgendo una nuova moschea, l'edificio più grande e il più curato del villaggio.

L'immensa porta intarsiata deve aver richiesto molte ore di manodopera anche se intorno mancano ancora i muri. In lontananza fra le nuvole che corrono veloci, nel cielo che cambia continuamente umore, spuntano le prime cime innevate. In una settimana di cammino su e giù fra le dune di ghiaccio del Baltoro, partendo da Askole si raggiunge il Circo Concordia sul quale incombe l'impressionante parete del Gasherbrum IV e a Ovest la grande piramide del K2.

Gli altri villaggi della valle si trovano a molte ore, oppure a giorni di cammino da Askole e spesso bambini e madri si mettono in viaggio per raggiungere il villaggio e i medici dell'associazione per chiedere aiuto. Una porta rosso fuoco accoglie i pazienti dell'ospedale. E' il sorriso di Lorenzo a catturare immediatamente l'attenzione da una fotografia appesa all'ingresso della struttura nella quale lo scalatore biondo tiene in braccio un bimbo del villaggio.

Prima dell'apertura di questo presidio nella valle in inverno morivano circa 60 o 70 bambini per polmonite, diarrea e altre malattie comuni – spiega il dottor Farman, mentre visita una bimba con una gran tosse e i sintomi di una brutta influenza -. E' l'unico ospedale di tutta la valle e spesso i bambini vengono portati in braccio per ore dalle loro madri per arrivare fino a qui. Visitiamo circa trecento pazienti al mese però le medicine non sono molte. Tanti alpinisti che ritornano dalle loro spedizioni nella valle ci lasciano le loro e questo contributo è fondamentale per noi”.

Due anni fa ad Askole è arrivata anche l'elettricità ma spesso non funziona per colpa delle frane che interrompono la linea a valle. I volontari italiani però non si sono mai fatti scoraggiare dalle difficoltà che comporta un impegno in una terra così dura. Volontari come Teresa Amigoni, che da sei anni lascia Bergamo per insegnare alle ragazzi di Askole a ricamare. Giovani donne che saranno future madri e moglie. Volontari come la dottoressa Francesca Lanfranconi, che affianca Maria Assunta lenotti e Dina Mazzoleni, mamma di Lorenzo. È lo sguardo della bimba che si è appena alzata dal lettino del dottor Farman a colpirmi. Occhi neri, profondi. Non sorride mai. Quella casa regalata dagli amici italiani che sostengono l'associazione è anche la sua. Scatto una foto e orgogliosa si mette in posa sotto la fotografia che ricorda l'alpinista lecchese. Quando è scomparso lassù, poco sotto la vetta del K2, non era ancora nata, ma ora Lorenzo le ha regalato un pezzo di futuro.

di Federico Magni