Paderno D’Adda, 2 ottobre 2012 - C’è l’ombra della ‘ndrangheta sull’assassinio di Antonio Caroppa, il 42enne di Paderno d’Adda freddato a colpi di pistola la sera dello scorso 10 maggio nel garage sotto casa. Inquirenti e investigatori, tra le varie piste che stanno seguendo, sospettano che possa essersi trattato di un delitto d’onore. Stefania Jannoli, la convivente di 42 anni della vittima, era infatti moglie di Alberto Ciccia, 46 anni di Renate ma calabrese di origine, uno degli indagati, condannato per un efferato triplice omicidio avvenuto nel 1996 a Capriano di Briosco e ritenuto uno degli esponenti di spicco della malavita organizzata trapiantata in Brianza.

L’uomo è stato catturato dopo una lunga latitanza nel 2003 a Brugarolo di Merate, dove aveva trovato rifugio da alcuni conoscenti. Con lui, durante la retata, era stata arrestata anche la consorte, accusata di favoreggiamento, che tuttavia non sarebbe stata a conoscenza della sua attività o non avrebbe potuto nulla per opporsi a lui, tanto è vero che nel giro di breve tempo era stata rimessa in libertà. Qualcuno, è l’ipotesi, all’interno dell’organizzazione criminale potrebbe non averle perdonato lo “sgarro” di essersi ricostruita una nuova vita, di aver rotto il rapporto con il marito in carcere.

Da qui, secondo una delle tesi accusatorie ancora tutta la dimostrare, la decisione di “punire” la donna a cui sarebbero stati inviati diversi segnali di “avvertimento”. Il tramite, sempre in base alle ipotesi formulate ma da provare, potrebbe essere stato Salvatore Inzitari, 48enne di Cremella, anche lui coinvolto nella mattanza di Capriano. La riunione per pianificare la spedizione punitiva sarebbe avvenuta in un bar di Cremella, gestito dalle sue figlie.

Al vertice avrebbe preso parte Santo Valerio Pirrotta, disoccupato di 45 anni di Lurago d’Erba, già in carcere per il delitto di Paderno, che tuttavia si professa innocente, insieme a Fabio Citterio, tecnico informatico di 45 anni pure lui di Lurago e alla della cugina di quest’ultimo Tiziana Molteni, operatrice sanitaria 53enne di Dolzago, ritenuti gli esecutori materiali dell’omicidio.

di Daniele De Salvo