di Daniele De Salvo

Merate, 15 settembre 2012 — In ospedale lo chiamano «il carrozzone», perché assomiglia a uno di quei rimorchi dei circhi e delle giostre. Ma il grande camion che una o due volte a settimana, a seconda delle esigenze, varca il cancello del San Leopoldo Mandic di Merate per posizionarsi accanto a uno degli ingressi laterali, non trasporta né bestie né giochi, ma tutto il necessario per effettuare risonanze magnetiche.

Si tratta di una sorta di grande camper, tecnicamente denominato Mobile mri scanner unit, cioè unità mobile per scansioni a magnetic resonance imaging. Certo, è un mezzo all’avanguardia, con strumentazione di ultima generazione, che ha poco da invidiare alle apparecchiature fisse, ma che non offre una bella immagine del nosocomio cittadino. L’affitto del bestione della strada, che appartiene a una società esterna, con tanto di personale specializzato a bordo, tra l’altro costa circa 200mila euro di denaro pubblico all’anno. La cifra permette di effettuare circa 25 esami a sessione ad altrettanti degenti ricoverati nei vari reparti piuttosto che a cittadini a cui viene prescritto l’accertamento radiologico.

«Serve per le prestazioni programmate, mentre per le urgenze naturalmente i pazienti vengono trasferiti all’Alessandro Manzoni di Lecco che è dotato di risonanza magnetica stabile - spiega il dottor Gedeone Baraldo, direttore sanitario del presidio brianzolo -. Effettivamente non rappresenta una soluzione ottimale, pur assolvendo alle necessità e nemmeno appare come una struttura degna di una realtà come la nostra».

Già, perché non è un bello spettacolo vedere persone sdraiate su un lettino o accomodate in carrozzina essere accompagnate fuori dall’edificio dell’ospedale sia quando splende il sole sia quando diluvia, per raggiungere tramite una specie di montacarichi l’ambulatorio viaggiante.

Per questo è al vaglio un piano che permetta di dotare anche il nosocomio meratese di un impianto permanente. In realtà se ne discute da tempo, ma tra progetti, richieste di accreditamento ai funzionari dell’Asl, calcoli dei drg, necessità di garantire volume delle prestazioni, pareggi di bilancio e altri tecnicismi della politica sanitaria ad oggi, all’alba del XXI secolo e a distanza di quattro anni da quando il tir ha fatto la sua prima compassata, la gente deve ancora accontentarsi di effettuare la risonanza magnetica nucleare su un caravan, come avverrebbe in un ospedale da campo o in un territorio disastrato. «L’ipotesi è sempre quella di affidare il tutto agli operatori di un service esterno», aggiunge Baraldo.