Sirtori, 8 settembre 2012 - Un volontario brianzolo in Guatemala è sotto processo per violenza sessuale su minore. Alla sbarra in un tribunale del Paese sudamericano è finito Samuele Corbetta, 30 anni di Sirtori, che da parecchio tempo si occupa di progetti di sviluppo e sostegno alle popolazioni locali nella zona di San Lucas.

E’ accusato di aver abusato di una bambina di appena sette anni, un’alunna di una scuola che lui stesso ha contribuito a realizzare. La piccola, secondo quanto riferiscono le fonti di informazione locale, ha rivelato ai genitori di essere stata molestata più volte, l’ultima il 7 giugno.

Sarebbe stata avvicinata dal cooperante italiano con il pretesto di giocare insieme a nascondino. Non avrebbe mai raccontato nulla prima perché lui l’avrebbe minacciata di uccidere il padre e la madre. La mamma tuttavia avrebbe intuito quello che sarebbe successo notando strani segni nella zona delle parti intime della figlia mentre la cambiava.

I familiari si sono appellati alle autorità e il giovane sirtorese è stato arrestato rimanendo chiuso in una cella per un paio di giorni prima di essere liberato su cauzione in attesa dell’esito del procedimento penale in corso.

Secondo Elvira Iquique, il Pm incaricato del caso, il cooperante sarebbe stato coperto anche dalla direttrice della struttura didattica, gestita da missionari, la quale avrebbe sostenuto che la piccola si sarebbe ferita da sola e avrebbe diffuso la diceria secondo cui l’allieva soffrirebbe di disturbi mentali. Per questo anche la religiosa è finita a giudizio per maltrattamenti, coercizione e favoreggiamento.

L’imputato tuttavia si proclama innocente e in suo sostegno si sono mobilitati molti insegnanti e scolari. Inizialmente sembrava che potesse scrollarsi di dosso l’infamante accusa nel giro di breve tempo, non solo per la reputazione che si è conquistato con il suo operato in America Latina, ma anche perché non sussisterebbero prove certe, se non appunto le testimonianze della presunta vittima.

Contro di lui però si sono schierati diversi attivisti di associazioni per l’infanzia che stanno esercitando forti pressioni anche a livello di opinione pubblica. Per questo la mamma Emiliana ha voluto raggiungerlo e a fine agosto è stato chiesto anche l’interessamento e il supporto dei funzionari e dei diplomatici della Farnesina che sono già intervenuti durante il dibattimento e stanno seguendo con apprensione l’evolversi della situazione. In caso di condanna il 30enne rischia fino a dieci anni di prigione.