Lecco, 8 agosto 2012 - Un maledetto quarto posto che chissà per quanto continuerà a bruciare. «Nello sport dovrebbero toglierlo, un po’ come si fa sugli aerei che non esiste il 13 o il 17 per gli scaramantici». E soprattutto una depressione infinita per via della certezza che l’occasione della rivincita non arriverà mai più: «Avevo deciso di chiudere con il canottaggio, prima ancora di sapere come sarebbe andata a finire a Londra». Dalla finale del due senza di sabato sono passati solo tre giorni ma quella medaglia di legno è lì a tormentare Niccolò Mornati (e il collega di equipaggio, Lorenzo Carboncini) e chissà per quanto lo farà. «Che sia il mio miglior risultato alle tre olimpiadi a cui ho partecipato (7° con l’otto ad Atene 2004 e 11° con il quattro senza a Pechino nel 2008, ndr - spiega il canottiere - non mi consola proprio. Anzi, mi fa ancora più arrabbiare perchè se nelle due precedenti la condizione fisica poteva non essere al top, a Londra c’erano tutti i presupposti per andare a medaglia».
 

La conferma era arrivata con il tempo fatto registrare dall’equipaggio azzurro nella batteria di semifinale, secondo solo ai «marziani» neozelandesi che poi in effetti andranno a vincere l’oro. «È vero che nel canottaggio i tempi sono sempre relativi e devono fare i conti con le variabili di vento e corsia ma di certo era un bel segnale alla vigilia della finale». Proprio quelle variabili, sul bizzoso campo di regata di Eton, hanno finito col ribaltare i pronostici. Ma con lo zampino del comitato di giuria. «Con i tempi della semifinale - spiega Niccolò - avremmo dovuto correre in corsia 5 e i neozelandesi in 4, come vuole il regolamento. Invece, siccome nella finale del due di coppia le previsioni erano state stravolte dal vento e alcune Federazione si erano lamentate, il Comitato organizzatore ha deciso di cambiare tutte le corsie. Siamo finiti in acqua 3 e questo ci ha condizionato. Giusto? È previsto dal regolamento ma avrebbero fatto meglio a cambiare l’orario della gara per evitare vento e onde fastidiose, anzichè stravolgere i valori in acqua. ma ci è stato risposto che non si poteva per problemi di diritti televisivi. Mi spiace perché in questo modo si è falsato una gara che capita una volta nella vita e la nostra federazione non ha battuto ciglio».
 

La finale vede gli azzurri passati negli ultimi 400 metri da Francia e Gran Bretagna. «Peccato, ancora una volta le olimpiadi mi dicono male: ci siamo sempre presentati da vice-campioni del mondo ma è sempre stato un flop. Lo sport è spietato anche per questo: ti dà gioie oppure grandi dolori». E ora sono grandi anche se ormai scorrono già i titoli di coda sulla carriera di Niccolò, ragazzo con i piedi per terra che ascolta i consigli di mamma Romilda, «la prima a telefonarmi: mi ha detto di ricordarmi che la vita è un’altra cosa». Così a trentadue anni, una laurea in Economia e un Master Mba in tasca, Mornati guarda già al futuro. «Mi sono fatto due conti in tasca: essendo il canottaggio uno sport poco remunerativo, è giusto che cominci a pensare a un lavoro». I fantasmi di Eton e di una medaglia sfuggiata sul più bello, c’è da giurarlo, continueranno però a tormentarlo per un bel po’.
 

andrea.morleo@ilgiorno.net