Paderno d’Adda, 11 maggio 2012 – Sarebbe stato ucciso per motivi banali Antonio Caroppa, il 42enne di Paderno d’Adda freddato l’altra sera sotto casa con un colpo di pistola alla gola esploso a bruciapelo. Talmente banali, o “futili” come si dice in termini giuridici, che i carabinieri del Nucleo operativo di Merate e del Reparto investigativo del Comando provinciale di Lecco, che inizialmente si sono trovati di fronte a una scena del tutto simile a un omicidio di stampo malavitoso, stentano a crederci e stanno effettuando ulteriori accertamenti per escludere che non ci sia dietro altro.

Si parla di un lavoro da pochi soldi non pagato. Il killer, Fabio Citterio di Lurago d'Erba, incensurato, spalleggiato da una cugina che abita in provincia, Tiziana Molteni di Dolzago, anche lei con la fedina penale immacolata, si trova in caserma, ma è scosso per quanto successo e le sue dichiarazioni apparirebbero estremamente confuse. Quella che si prefigurerebbe come una ritorsione è avvenuta poco dopo le 23 di giovedì. La vittima, una persona estremamente tranquilla e riservata, operaio di una società di Brugarolo di Merate, si trovava a casa nel suo appartamento in un condominio di via Roma. Con lui c’erano la moglie Stefania Jannoli e la figlioletta Giorgia di appena cinque anni.

Improvvisamente ha udito il suono del campanello e due persone attraverso la cornetta del citofono gli hanno chiesto di raggiungerle fuori con il pretesto che il giorno precedente lui avrebbe causato un incidente alla loro auto. Il padre di famiglia, nonostante l’ira, si è lasciato convincere, ha raggiunto i due e insieme si sono recati nel box del complesso residenziale per controllare se effettivamente anche la sua vettura riportasse danni per provare tamponamento. Cosa poi sia successo non è ben chiaro. La moglie, preoccupata per il trascorrere dei minuti, si è recata anche lei in garage a controllare, salvo trovarsi davanti il futuro assassino del marito con in mano l’arma.

E’ corsa via, chiedendo aiuto ai vicini, poi c’è stato il boato. Lei ha immediatamente compreso cosa fosse avvenuto. Sono stati subito allertati i sanitari del 118, ma ormai per l’uomo era tardi. Sul posto sono quindi accorsi in forze i militari, che hanno cinturato l’intera zona, ascoltato i testimoni, repertato le prove e recuperato la pistola. Tra loro anche il capitano Giorgio Santacroce, comandante della Compagnia di Merate e il comanda provinciale dell’Arma, il colonnello Marco Riscaldati. Sulla scena del crimine sono arrivati anche il Pm incaricato del caso, il Sostituto procuratore Rosa Valotta e l’anatomopatologo Paolo Tricomi per una prima ispezione della salma Grazie a tutti gli elementi, e parrebbe anche alle telecamere del sistema di videosorveglianza cittadino, sono riusciti nel giro di qualche ora a rintracciare il colpevole e la complice, i quali hanno ammesso tutto. Resta adesso da accertare, oltre al movente, anche se l’assassino che ha teso di fatto un agguato al padre di famiglia attirandolo in una trappola, fosse già intenzionato a fare fuoco e ammazzarlo oppure se abbia premuto il grilletto in seguito a una discussione magari degenerata.