Lecco, 27 aprile 2012 - Pace fatta tra i Beretta e gli Zampano. Sembra essere tornata la quiete tra le famiglie rivali di pianerottolo dopo mesi trascorsi a prendersi a male parole e a minacciarsi. Nei giorni scorsi, però, come prevedibile, dalla parole si è passati ai fatti e gli insulti hanno lasciato il posto alle botte. Spinti da mesi di rancore represso, i rivali di pianerottolo hanno iniziato a picchiarsi selvaggiamente.

Gli altri inquilini, spaventati dalla situazione, hanno chiamato le forze dell’ordine e la rissa si è conclusa con l’arresto di cinque persone. Un papà e il fratello del minorenne che sarebbe stato preso a male parole e aggredito da due parenti di una persona invalida, anche loro fermati. Come nella migliore tradizione buonista nazionale, però, dopo la tempesta è tornato il sereno. Ieri pomeriggio il giudice Paolo Salvatore ha assolto tutti i boxeur delle due famiglie rivali dal reato di rissa per mancanza di prove.

Una sentenza scontata, che, però, riporta alla ribalta un tema di grande attualità, come i rapporti tra vicinato. Rapporti che sono sempre più tesi, come dimostra anche quest’ultima storia che ha coinvolto due famiglie brianzole, gli Zampano e i Beretta. Qualcuno propone di ergere una sorta di vero e proprio tribunale per dirimere le complesse vicende condominiali. Potrebbe essere un’idea, ma il problema poi è quello della burocrazia che in Italia ha da sempre tempi biblici. Sociologi ed esperti, dopo i noti fatti della strage di Erba, si interrogarono per cercare di fornire una risposta al problema dei rapporti di vicinato.

La risposta, però, non è mai arrivata e sebbene la rissa tra gli Zampano e i Beretta non sia paragonabile a quanto accaduto nel paese comasco, fatti di questo tipo continuano a ripetersi nella velenosa Brianza. Il vicino, insomma, per qualcuno può diventare un nemico da sconfiggere oppure il capro espiatorio su cui sfogare lo stress e la tensione della giornata. C’è chi giura odio eterno al condomino perché passeggia con gli zoccoli e fa rumore, chi, invece, è ossessionato dal vicino che tiene l’acqua accesa alle ore più improbabili e chi non sopporta il figlio del dirimpettaio perché è piccolo e piange.

Motivi futili, che suscitano il sorriso, se vissuti dall’esterno, ma che in alcuni casi vengono percepiti come sfide, provocazioni. Il dialogo si inceppa e il silenzio diventa odio. Le tanto temute assemblee di condominio si trasformano in un agone e questioni che potrebbero risolte con un pizzico di buon senso danno vita a denunce e cause che vanno a intasare la già lenta giustizia italiana. Qualcosa si è inceppato, ma come dimostra la vicenda degli Zampano e dei Beretta, i motivi spesso sono futili e ai giudici non resta che assolvere tutti per mancanza di prove, sebbene dopo una rissa che ha portato anche all’intervento delle forze dell’ordine. Se tutto si poteva risolvere «a tarallucci e vino», allora era meglio fermarsi e riflettere, evitando scene da Cavalleri rusticana.