Lecco, 25 aprile 2012 - Delusione, sconcerto e confusione. Sono questi gli stati d’animo che scuotono il popolo padano, alle prese con la crisi che sta divorando la Lega. Gli scandali si susseguono quotidianamente e il Carroccio, nonostante i due leader, prima antagonisti, ora si scambino dichiarazioni d’amore fraterno, sbanda. La base, i lumbard, però, si sentono smarriti, sebbene continuino a professare la propria fede nel credo padano.

La Lega, sostengono i militanti, è diversa da tutti gli altri partiti, perché almeno sta cercando di fare pulizia. Questo il mantra che la base lumbard ripete nelle singole sezioni o urla ai microfoni di Radio Padania. C’è chi si commuove, pensando al passato, e chi guarda al presente con preoccupazione, ma anche con ottimismo. I militanti di vecchia data, dopo lo stupore e lo sbandamento iniziali, sembrano aver recuperato energia e vigore. Luciano Davanzo, ex consigliere comunale del Carroccio a Colico, afferma di aver preso la tessera nei primissimi anni Novanta, quando la Lega stava nascendo.

Sarebbe stato un viaggio a Napoli a folgorare l’esponente lumbard che dopo aver conosciuto e parlato con diversi ragazzi partenopei, avrebbe deciso di aderire all’ideale padano «per rendere migliore la vita di quei giovani». C’è poi anche l’odio per lo Stato italiano centralizzato a serpeggiare tra i corridoi delle sezioni lecchesi. «La Lega mi ha salvato - afferma Davanzo -, altrimenti avrei preso le armi, perché a questo Stato non devo nulla». Quello che la Lega definisce come l’accanimento dei media sulla Lega ha in qualche caso ricompattato il fronte padano che nei casi più estremi arriva anche a spendere parole di solidarietà per Renzo Bossi, il Trota.

«Non ha avuto serenità familiare e la sua infanzia è stata molto triste perché il papà ha dato tutto per la Lega», chiosa Davanzo. A fianco dei pasdaran padani sfila anche anche una corrente più moderata che più che al passato guarda con speranza al futuro, auspicando una rinascita del movimento. È il caso del giovanissimo Paolo Marazzi, 20 anni, studente di Economia a Bergamo, responsabile provinciale del tesseramento che non nega la delusione per gli ultimi avvenimenti che hanno scosso il Carroccio e che hanno mostrato come «anche coloro che ci rappresentano non sono duri e puri come vogliono farci credere».

«È ora di spazzare il pollaio», dice, invece, Giovanni Pasquini, consigliere provinciale del Carroccio, richiamandosi al raduno bergamasco in cui, alzando le scope al cielo, i militanti padani avevano invocato pulizia. Immagini queste troppo forti per alcuni esponenti del Carroccio lecchese, come Lamberto Bodega, che hanno addirittura abbandonato la Lega dopo aver visto Roberto Maroni chiedere la testa di Rosy Mauro, con a fianco un Bossi in lacrime. «Non sono d’accordo con chi parla di clima del terrore - conclude Pasquini -. Si sta facendo una pulizia e disinfettando in maniera mirata, senza sparare nel mucchio, intervenire era necessario». La Lega, insomma, a Lecco resta spaccata, ma come dicono i militanti storici, questa non è novità, ma un problema che dura da anni.

di Benedetta Guerriero