Santa Maria Hoé, 26 marzo 2012 - Il cerchio delle indagini sull’assassinio di padre Fausto Tentorio, il missionario di 59 anni originario di Santa Maria Hoè ammazzato lo scorso 17 ottobre fuori dalla chiesa della sua parrocchia di Arakan nelle Filippine, è ufficialmente chiuso. Gli inquirenti nei giorni scorsi hanno formalmente accusato del delitto quattro persone: l’esecutore materiale Jimmy Ato, suo fratello Robert che avrebbe fatto da palo e aiutato il killer a scappare, più i mandanti, altri due fratelli, Jose Sultan Sampulna e Dima Maligudan, un potente commerciante e un candidato alle ultime elezioni, che avrebbero voluto eliminare il religioso il quale, con le sue denunce pubbliche, avrebbe impedito loro di concludere importanti affari e l’ascesa politica.

Solo il primo però al momento è in carcere, mentre gli altri sarebbero latitanti. Secondo gli agenti dell’Nbi, National bureau of investigation e della Special task force group incaricati degli accertamenti, è da subito dopo l’omicidio che i quattro sarebbero stati indicati come i possibili sospettati. «Abbiamo raccolte prove sufficienti per incriminarli», assicura l’avvocato Virgilio Mendez, vice direttore per i servizi regionali dell’Nbi del distretto di Nord Mindanao.

I confratelli del prete del Pime tuttavia ritengono che la verità sia un’altra e che non sarebbe stata eseguita alcuna verifica su personaggi di spicco, tra i quali esponenti della polizia, che invece il sicario ha ripetutamente citato durante gli interrogatori, sostenendo che padre Pops, come lo chiamavano i suoi fedeli, avrebbe pagato con la vita la sua opposizione ad una centrale idroelettrica, la cui realizzazione avrebbe costretto molti degli indagini ad abbandonare la loro terra.

compagni del missionario sono dunque convinti che l’inchiesta sia stata quindi in qualche modo insabbiata per non coinvolgere i veri ideatori dell’omicidio. A cinque mesi dalla sua scomparsa intanto ieri nel suo paese natale è stata inaugurata una mostra fotografica per ricordare il missionario. «Non è più tra noi e nemmeno con la sua gente, ma quello che ha realizzato resta e noi cerchiamo di sviluppare i suoi progetti - ha spiegato Andrea Tentorio, nipote del sacerdote, presidente dell’associazione “Non dimentichiamo padre Fausto”, nata per sostenere a distanza i suoi parrocchiani -. Coloro che si sono macchiati della sua terribile uccisione devono comprendere che quanto lui ha costruito non è morto, ma anzi prosegue».

di Daniele De Salvo