Rovagnate, 22 gennaio 2012 - I brianzoli possono tirare un sospiro di sollievo: nessuno potrà cercare ed estrarre petrolio dal sottosuolo del Parco della Valle del Curone. Almeno per ora. Gli articoli contenuti nella bozza del decreto sulle liberalizzazioni che rendevano molto più semplici le procedure per ottenere le autorizzazioni per sfruttare i giacimenti di oro nero sono spariti dalla versione definita approvata ieri.

Dunque niente trivelle né oleodotti in uno degli ultimi polmoni verdi della zona. «Ma non dobbiamo abbassare la guardia», ammonisce Alberto Saccardi, presidente del Comitato civico «No al pozzo» , che nel 2009 aveva raccolto l'adesione di decine di migliaia di cittadini proprio contro l'ipotesi che tecnici dell'australiana «Po valley» e della nostrana « Edison» effettuassero scavi e trivellazioni a Bagaggera di Rovagnate per valutare la presenza di idrocarburi. «In ogni modo se dovesse cambiare la situazione in futuro e se qualcuno tornerà alla carica, come probabilmente tempo succederà, tutti devono sapere che qui c'è un territorio pronto a mobilitarsi come è già successo», prosegue Saccardi.

Ma non teme che l'entusiasmo sia scemato e che gli eventuali cercatori di oro nero potrebbero approfittarne? «Eravamo miglia, migliaia di persone, non quattro gatti e la maggior parte di noi siamo stati mossi dalla convinzione che il petrolio in Brianza rappresenti un disastro non solo per l'ambiente ma anche per l'economia». Soddisfatto si è detto anche Giovanni Zardoni, consigliere comunale di Cernusco e soprattutto uno delle anime del Comitato: «Ottimo! La versione definitiva del "decreto liberalizzazioni" ha fatto sparire gli articoli che più davano mani libere ai petrolieri; forse al ministero dell'Ambiente si sono resi conto che si stava esagerando».