Santa Maria Hoè, 5 novembre 2011 - Gli investigatori che stanno indagando sull’assassinio di padre Felice Tentorio, il missionario del Pime ucciso lo scorso 17 ottobre nella sua parrocchia di Arakan nelle Filippine, starebbero battendo tre piste. Le indagini però di fatto sono ferme al palo, nonostante la promessa da parte delle autorità locali che nel giro di un paio di settimane avrebbero identificato i killer.

Gli agenti di polizia lamentano un clima di omertà, dovuto all’incertezza vissuta dalla gente del posto su di chi possono fidarsi e di chi invece no. «Abbiamo un identikit di una persona che avrebbe fatto visita al religioso prima che venisse ammazzato - spiega il sottosegretario alla Giustizia del governo di Manila - ma non è detto che si tratti di un possibile sospettato». E ancora: «Al momento non seguiamo alcuna ipotesi specifica, ma stiamo analizzando tutte le teorie sia su chi possano essere i colpevoli sia sul movente del delitto».

 

A complicare ulteriormente la situazione si sono diffuse delle voci secondo cui il consacrato sarebbe stato legato ai ribelli maoisti del New people’s army, come confermato dagli stessi combattenti comunisti. Questi tentativi di strumentalizzazione, dovuti all’attenzione che il missionario aveva per i tribali, sono manipolate dagli esponenti dell’esercito per confondere le acque, dato che l’inchiesta iniziale puntava invece il dito proprio contro i gruppi governativi, che lo avrebbero eliminato perché si opponeva allo sfruttamento degli indagini ed alla militarizzazione della regione a vantaggio dei potenti investitori stranieri.