Lecco, 11 giugno 2011 - L'Innominato a Lecco controlla bar, pizzerie e ristoranti, cantieri e aziende. È simbolo di potere e sopruso apparentemente invincibili ma che tuttavia possono essere indeboliti. La figura del potentissimo e sanguinario signore dei Promessi Sposi è il simbolo del convegno che si è svolto ieri mattina nella sede dell’Espe «Le mafie e gli strumenti sociali per vincerle» che ha riunito per un confronto istituzioni del territorio, forze di polizia, sindacati e magistrati insieme ai portavoce del Progetto San Francesco contro le mafie.

Una dura presa di posizione nel contrasto alla criminalità organzzata che si è svolto non a caso davanti agli studenti della scuola edile. «Oggi pizzo ed estorsione esistono anche in questi luoghi. Vent’anni fa gli imprenditori denunciavano il pizzo, oggi succede sempre di meno. Siamo tornati indietro, esiste addirittura il caporalato, ma dobbiamo capire che è la denuncia l’arma più importante che abbiamo a disposizione. È la collaborazione di tutti che sconfigge la mafia», ha commentato Benedetto Madonia, presidente del sindacato di polizia regionale.

Con Michele Prestipino, procuratore aggiunto della Repubblica presso la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria si sono anche Marco Boveri, segretario ragionale della Filca-Cisl, Domenico Pesenti, segretario nazionale della Filc-Cisl, Andrea Zoanni, segretario generale della Filc-Csil insieme al prefetto di Lecco Marco Valentini e il sindaco Virginio Brivio.

Nel territorio del clan Trovato, con un gran numero di beni confiscati, nei luoghi dove si svolgevano le attività della Perego Strade, emblema della metastasi, i responsabili del progetto San Francesco e i loro ospiti hanno elaborato un decalogo per il contrasto al potere della criminalità organizzata sul territorio.

 «L’anello di congiunzione fra la criminalità organizzata e la società si chiama sistema impresa, mondo del lavoro - ha spiegato Michele Prestipino -. Dobbiamo far crescere la consapevolezza degli imprenditori per separare gli interessi criminali dagli interessi del mondo del lavoro. In alcuni casi esiste un patto di convenienza. Molti imprenditori vanno a cercare il patto collusivo e la tentazione è sempre dietro l’angolo».

Insieme al procuratore sono intervenuti coloro che si sono occupati della lotta alla criminalità organizzata proprio sul territorio di Lecco come Giovanni Di Mauro, del Siulp provinciale: «Qui la mafia non è stata sconfitta e forse nemmeno indebolita - ha commentato -. Ho partecipato alla lotta all’ndragheta in questo territorio. Abbiamo cercato di contrastarla ma interessi e infiltrazioni sono ancora tante. È in questi interessi che bisogna iniettare il siero per curare la metastasi».