Merate, 5 giugno 2011 - Vuota una casa su cinque. Su circa 7.500 abitazioni di Merate 1.500 sono vuote. Significa che il 20% del patrimonio immobiliare cittadino non è utilizzato. Lo rivela Giorgio Rughetto, presidente provinciale di Confesercenti, intervenuto durante l’ultimo incontro sul Pgt in fase di realizzazione. Il dato è in continua crescita. Nel 1991 su 5.500 appartamenti non più di 500 erano sfitti, pari a neppure il 10%. Si era in pieno boom edilizio e le nuove costruzioni furono quasi tutte vendute, come confermato dal trend del 2001, quando su poco meno di 6mila alloggi complessivi solo 300 risultavano disabitati, cioè il 5%. Successivamente però si è verificata una controtendenza e nel 2008 le case non utilizzate sono salite al 15% e ora appunto al 20. Le statistiche e gli studi ragionali indicano che la soglia fisiologica dovrebbe aggirasi sul 6%, massimo il 10. Il mercato del mattone dunque è in crisi e a rimetterci non sono solo gli operatori del settore, speculatori e imprese di costruzione, ma anche i privati che intendono vendere in vista di un trasloco.

I numeri indicano che certamente si è anche costruito troppo perché nonostante l’offerta la popolazione rimane stabile e non riesce neppure a sfondare la quota fatidica dei 15mila abitanti che permettere a esempio di passare al sistema elettorale con il doppio turno. In tanti hanno cercato di affrontare il problema e di cercare possibili soluzioni a questo sperpero di cemento. Ad esempio Ernesto Passoni, ex assessore all’Urbanistica che ha dato il via alla redazione del Piano di governo del territorio che poi è stato lasciato in eredità alla successiva Amministrazione e non ha ancora trovato compimento. «La gente ha paura di affittare gli appartamenti di cui dispone perché teme che in caso di problemi non si riescano più a sfrattare gli inquilini - spiega - non dimentichiamoci inoltre che molte persone provenienti soprattutto di Milano magari hanno venduto le loro abitazioni in città e con i soldi ricavati qui ne hanno comprate due, perché comunque gli investimenti immobiliari come garanzia per il futuro sono molto comuni. Inoltre la crisi economica ha provocato l’asfissia del mercato immobiliare senza tralasciare che probabilmente si è costruito su previsioni errate e quindi in maniera eccessiva». Alcune vecchie unità sarebbero più convenienti se abbattute e innalzate da capo, ma questo non è il momento e inoltre nel centro storico non è possibile.