Lecco, 4 dicembre 2010 - Un legame criminale tra il Lario e la Calabria, fatto di rapporti e di intrecci solidi, consolidatisi in anni di attività sotterranea, emersi chiaramente sin dai tempi dell’indagine «Wall Street» che nel ’92 scoperchiò il vaso di pandora dei collegamenti con il sodalizio criminoso di matrice ‘ndranghetista Coco Trovato – Flachi – Schettini attivo nel nord della Lombardia e in particolare nel Lecchese. E che anche ieri è nuovamente emerso nel corso dell’operazione della Guardia di finanza che a seguito del provvedimento del gip di Milano, Andrea Ghinetti, ha portato al sequestro preventivo di 96 immobili sparsi tra Lombardia - Lecchese e Comasco inclusi - e Calabria. 

Un sequestro chiesto in via d’urgenza dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Paolo Storari e Alessandra Dolci, titolari dell’indagine Infinito che aveva portato all’arresto nel luglio scorso di oltre 300 persone sferrando un duro colpo alla ‘ndrangheta e alle sue infiltrazioni al Nord. Comprese quelle all’interno dell’ex Perego Strade di Cassago Brianza, società per la tesi accusativa nei fatti controllata dalle ’ndrine, che hanno portato in carcere il suo patron, il 38enne Ivano Perego, arrestato lo scorso 13 luglio per associazione a delinquere di stampo mafioso e una lunga serie di reati finanziari.

 Le fiamme gialle nel Lecchese ieri avrebbe effettuato solamente una serie di notifiche a soggetti residenti in provincia, segno del legame tuttora esistente tra il territorio e la criminalità organizzata senza però sequestrare, a quanto pare dai primi particolari emersi nell’operazione, alcun bene. Nell’altro ramo del Lario, nel Comasco, è invece intervenuta pesantemente sequestrando a Cabiate un box più un’autorimessa, un fabbricato che comprende un appartamento, un negozio e una cantina, e ancora una villetta a schiera. Beni riconducibili per l’operazione a Rocco e Francesco Cristello, cugini di Rocco Cristello, figura di spicco della locale di Seregno rimasto vittima di un agguato mafioso a Verano Brianza il 27 marzo 2008.

 A Longone al Segrino un’abitazione più un’autorimessa che portano ad Aurelio Petrocca, originario di Isola di Capo Rizzuto, uno degli elementi di rilievo della locale di Erba. Gli accertamenti di tipo patrimoniale sui boss, sui loro familiari e su società a loro riconducibili ha riguardato circa 1.600 persone fisiche e giuridiche e sono stati condotti dal Gico della Guardia di Finanza con il supporto dello Scico, il Servizio centrale investigativo criminalità organizzata delle Fiamme gialle.