Merate, 17 novembre 2010 - Le ha rubato la vita, ma le sono serviti tre anni per capirlo e anche adesso che ha aperto gli occhi l’incubo non è ancora finito. Non è tanto per i quasi 500mila euro che le sono stati sottratti, quanto per il marito e soprattutto le due figlie, una delle quali minorenni, che si rifiutano di vederla, plagiati come lei da quella sedicente santona che si è insinuata in casa e ha distrutto la loro famiglia. Quando l’ha conosciuta stava attraversando un momento difficile, di quelli che possono capitare a tutti.

 

È stato un amico a presentargliela. Sembrava una persona per bene, molto devota, una fervente praticante. Hanno cominciato a frequentarsi, pregare insieme, lei si confidava e le rilevava i suoi problemi. Sosteneva di essere «una serva di Gesù, uno strumento di Dio», poi ha iniziato a proporre discorsi strani, a parlare della fine del mondo, a spiegarle che doveva disinvestire tutti i risparmi, rinunciare ai suoi cari, allontanarsi dal padre e dalla sorella, ospitarla e mantenerla. Giorno dopo giorno, notte dopo notte, ogni volta sempre qualcosa in più, lentamente ma inesorabilmente, per non dare modo al dubbio di insinuarsi e specialmente di capire che stava imboccando un declino verso la distruzione e l’annientamento. Fortunatamente la madre di famiglia ha trovato la forza di ribellarsi prima che fosse troppo tardi.

Il suo parroco l’ha aiutata molto, dandole credito innanzitutto e mettendola in contatto con Roberta Grillo, presidente del Gris (Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa), un’associazione riconosciuta dalla Cei, la Conferenza episcopale italiana. È stato l’inizio della rinascita sebbene la fine del tunnel resta lontana. La donna da mesi non riesce a parlare con le figlie, specialmente la più piccola ospitata in una comunità protetta, che sostengono che lei voglia ucciderle. Anche il marito non vuole più avere a che fare con lei e purtroppo i servizi sociali faticano a districarsi nella complessa vicenda, ad accettarla, interpretarla e identificarla nei suoi reali contorni.

 

Sembra la trama di un film o di un romanzo, invece è tutto vero, dolorosamente vero per i protagonisti di questa brutta storia ambientata nell’industriosa e nel contempo bigotta Brianza lecchese, dove convivono gomito a gomito la matematica del denaro e le superstizioni delle credenze popolari. È stata aperta anche un’inchiesta che sta portando allo scoperto un mondo inquietante. Se ne sta occupando la Procura che ha aperto un fascicolo e gli inquirenti si sono già incontrati con la vittima, accompagnata dal suo legale difensore, l’avvocato Sonia Bova. «È difficile crederci, eppure è successo e succede - spiega proprio il legale -. Purtroppo il reato di plagio non è più contemplato dal nostro ordinamento; è stato sostituito dalla circonvenzione di incapace che è difficile da provare per gente adulta. Anche la truffa, legata sia a questioni economiche sia a dinamiche familiari non è semplice da provare, ma ci stiamo tentando».

Al caso stanno adesso lavorando gli inquirenti, sia i carabinieri sia gli agenti della Questura e potrebbero esserci sviluppi a breve. Sono in corso tutti gli accertamenti del caso per una vicenda che potrebbe allargarsi all’intero territorio brianzolo.