Lecco, 25 giugno 2010 - Respinti! Questo il destino di molti lecchesi e comaschi, ma di fatto di qualunque italiano, che voglia entrare in Svizzera con una carta d’identità rinnovata seguendo il modello stabilito da una Circolare del Ministero degli Interni del 25 giugno 2008, e cioè con un semplice timbro che ne proroga di altri 5 anni la validità.


Un pasticcio tutto all’italiana per cui i documenti d’identità, alla scadenza, vengono rinnovati per un altro quinquennio semplicemente apponendo un timbro sul vecchio documento o rilasciando un foglio intestato dal Comune che rilascia la carta d’identità.


Peccato che la Confederazione elvetica non riconosca la validità di questo rinnovo della carta d’identità e così, come nei locali più alla moda, si rischia di essere rimbalzati e non poter passare il confine se si incontra un doganiere ligio alle norme.


Un problema quotidiano per chi vive in prossimità del confine e un calvario per chi vuole andare in vacanza o per lavoro in altri paesi e rischia di essere rispedito a casa.

 

L'elenco è lungo: Turchia, Tunisia, Macedonia, Croazia, Slovenia, Romania e Bulgaria, oltre alla Svizzera, non hanno ufficialmente dichiarato inaccettabile questa proroga della validità del documento ma i funzionari zelanti non fanno passare il confine. Mentre il ministero degli Interni dell’Egitto ha negato la validità di questa estensione vietando l’ingresso agli italiani entro i confini nazionali con questo documento.


«Una nota del Ministero degli Interni — spiega il vice prefetto di Lecco, Giuseppe Guetta — chiarisce che il documento per l’espatrio è il passaporto. La circolare del giugno 2008 stabilisce la validità delle proroga per altri cinque anni del documento d’identità, purtroppo però alcune nazioni non accettano questa estensione e possono rifiutare l’ingresso sul loro territorio. Conoscendo questa problematica il Ministero ha inoltrato all’attenzione di tutti i sindaci una nota in cui si invita la popolazione a recarsi all’estero utilizzando il passaporto».


Fatto è che la maggior parte dei cittadini non sono a conoscenza di questo impiccio burocratico e di norma lo scoprono nel modo peggiore, ovvero affacciati al finestrino della loro auto sul confine elvetico.

 

A poco servono le rimostranze davanti agli agenti svizzeri che non riconoscono la validità del timbro di proroga. Buffo e irritante pensare che la decisione del Ministero di introdurre questa proroga nel 2008 è stata inserita in un pacchetto di «Norme per la semplificazione».

 


Non solo. Proprio adesso che con la convenzione di Schengen, alla quale ha aderito anche la Svizzera, si stabilisce la libera circolazione dei cittadini comunitari all’interno dei paesi aderenti, c’è chi blocca le frontiere per una quisquilia burocratica. Basterebbe poco per aggirare l’ostacolo, senza obbligare la gente a chiedere il passaporto per poter fare una gita a Lugano.