Consonno sedotta e poi abbandonata, "Basta progetti folli sulla collina"

In centinaia sul monte. Presentata la fiction sulla storia del borgo di Daniele De Salvo FOTO - Una docufiction su Consonno

Guido Sapienza, nel documentario su Consonno interpreta il Conte Bagno (Cardini)

Guido Sapienza, nel documentario su Consonno interpreta il Conte Bagno (Cardini)

Olginate (Lecco), 22 settembre 2014 - Consonno come una donna lusingata dalla promessa di essere unica, circuita con il denaro, resa bella al pari di una regina da chi pensava fosse il suo principe azzurro e poi abbandonata dallo stesso uomo che le aveva giurato amore eterno, il grand ufficiale conte Mario Bagno, colui che l’ha rasa al suolo, ricostruita e infine dimenticata. Ma il fascino decadente di quella «Città dei balocchi» divenuta fantasma a molti piace ancora. I residenti del paese che non c’è più, di quello che è stato definito un non luogo, Consonno continuano ad amarla, per ciò che è stata, per ciò in cui è stata trasformata e per ciò che ne resta.

Lo hanno dimostrato anche l’altro giorno e ieri in occasione della Sagra di San Maurizio, la festa patronale del rione di Olginate, un appuntamento che non è mai mancato, nemmeno quando il vecchio borgo è stato spazzato via per lasciare posto alla «Las Vegas» della Brianza, con le sue luci, i suoi night, il suo minareto e le sue strutture arabeggianti, quasi uno schiaffo alla storia e alle tradizioni della frazione di cui di originale non resta in piedi che la chiesa e la canonica. In centinaia si sono inerpicati sul monte San Genesio per i quasi quattro chilometri di strada a tornanti per dimostrare che, nonostante tutto, Consonno esiste ancora, che è una comunità, non una terra di conquista da vendere al miglior offerente, come accaduto in passato, né un posto per realizzare altri folli progetti.  Ad accogliere i visitatori ci ha pensato Barbara Fumagalli, architetto trentenne presidente dell’associazione Amici di Consonno, e insieme a lei gli altri volontari che ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, contribuiscono a mantenere viva e accogliente l’area. I presunti salvatori invece non si sono visti, né l’immobiliarista 56enne Walter Zandonà incaricato di piazzare in blocco a 12 milioni di euro i 170 ettari di ruderi e bosco, né l’artista 30enne Francesco Facchinetti che sostiene di voler essere lui a rilevare il tutto per allestire una «città dei giovani». 

Non si sono visti nemmeno gli altri possibili acquirenti di Milano, Bologna, Amsterdam che avrebbero manifestato interesse per l’affare. Uno dei momenti più suggestivi della festa è stato senza dubbio la proiezione in esclusiva della docufiction sulle vicissitudini di Consonno, dal 1962, quando il borgo venne comperato «vivi e morti» e raso al suolo, all’inaugurazione del paese della cuccagna, fino all’inesorabile declino, riscattato in parte con l’apertura di una casa di riposo all’interno dell’albergo voluto per ospitare i turisti, e alla definitiva disfatta provocata da migliaia di partecipanti ad un rave party nell’estate del 2007.

Il filmato ripropone immagini d’epoca, testimonianze dirette, riflessioni, ma interpreta soprattutto i sentimenti di Consonno, la protagonista, raffigurata come una dama sedotta, quasi violentata e infine scaricata. «Dovevano realizzare un programma sulle città fantasma – racconta Guido Sapienza, 41 anni di Monza, uno dei registi e produttori -. Abbiamo cominciato a girare delle riprese e Consonno ci è entrata subito nel cuore, è diventata anche nostra, Alla fine al progetto abbiamo lavorato un anno, perché di Consonno e dei suoi abitanti non ci si può che innamorare».