Consonno, dopo il grande clamore il recupero della frazione è dimenticato

Sul presente e sul futuro di Consonno sembra essere nuovamente calato il sipario. La città dei balocchi è tornata ad essere un borgo fantasma di Daniele De Salvo

La frazione di Consonno a Olginate (Cusa)

La frazione di Consonno a Olginate (Cusa)

Olginate (Lecco), 19 ottobre 2014 - Sul presente e sul futuro di Consonno sembra essere nuovamente calato il sipario. La città dei balocchi è tornata ad essere un borgo fantasma. Il battage mediatico scatenato dagli annunci in rete della vendita in blocco della frazione e dell’interessamento all’acquisto di personaggi più o meno importanti, non si sa più nulla sulle eventuali trattative in corso, almeno che esistano. Persino il loquace artista e showman Francesco Facchinetti, che dalle pagine di Facebook aveva lanciato la proposta di trasformare i ruderi della Las Vegas della provincia di Lecco in un ritrovo per giovani, da alcune settimane tace. A squarciare il muro di silenzio sulla sorte del paesino abbandonato ci ha però pensato l’altra mattina Antonio Sartor, portavoce del circole del Pd di Olginate, che ha chiamato attorno ad un tavolo il sindaco Rocco Briganti, il suo vice e assessore all’urbanistica Antonio Gilardi, un altro Antonio Gilardi, l’ex sindaco ed ex assessore all’urbanistica e la presidente dell’associazione Amici di Consonno Barbara Fumagalli. Ad ascoltare gli esponenti istituzionali presenti e passati si sono presentati all’appuntamento anche una ventina di cittadini. Di concreto a quanto pare sulla cessione del rione inerpicato sul Monte di Brianza non ci sarebbe nulla. L’unica certezza è costituita da quanto previsto nel pgt, il Piano di governo del territorio.

«Ulteriori elementi al momento non ci risultano – spiega il portavoce della sezione locale del Partito democratico, a sua volta ex assessore all’urbanistica dal 2001 al 2006 -. Tutti noi auspichiamo che finalmente si trovi una soluzione, ma per adesso sappiano con sicurezza solo che chiunque intenda rilevare Consonno deve provvedere alla messa in sicurezza dell’area, alla bonifica e al recupero delle zone boschive». Qualche interessamento, ammette, è stato manifestato, ma di progetti e studi seri in realtà se ne sono visti pochi, sebbene effettivamente interlocutori credibili, compresi studiosi universitari, specialmente in passato si siano fatti avanti. Sono mancati però soprattutto investitori con a disposizione i 50milioni di euro necessari nel complesso per concludere l’affare. «Non si tratta di demolire qualche edificio e costruire un paio di villette, lì occorre mettere mano a una superficie di 150 ettari in una volta sola. In tempi di crisi del mattone dubitiamo che qualcuno abbia tale disponibilità. Non dimentichiamo che occorre tenere conto della strada di accesso, dei sottoservizi e di tutti gli onori accessori. Non si tratta di un’impresa impossibile, ma difficile sì. Noi comunque non disperiamo e continuiamo a credere che Consonno tornerà a vivere». Ma se nessuno sa come né quale sarà la sorte di Consonno, lui sa quello che non diventerà: «Non dovrà né potrà mai essere un altro parco dei divertimenti, di conte Mario Bagno ne è bastato già uno».