Cassago, i segreti del cioccolato li custodisce un brianzolo: premiato Marco Colzani

«Tavoletta d’oro» al giovane artigiano

Al centro della foto ci sono i fratelli Andrea e Marco Colzani

Al centro della foto ci sono i fratelli Andrea e Marco Colzani

Cassago Brianza (Lecco), 29 marzo 2015 - Marco Colzani ha vinto la «Tavoletta d’oro» 2015 quale miglior cioccolatiere artigiano sperimentatore italiano dell’anno. Il prestigioso riconoscimento, che per chi si occupa di cioccolato ha lo stesso valore dell’oscar nel cinema, gli è stato assegnato l’8 marzo scorso a Firenze, durante la 13esima edizione di Taste, salone organizzato alla Leopolda dalla Compagnia del Cioccolato. Colzani è stato premiato per la produzione di C-Amaro fondente e C-Amaro di origine, che l’artigiano brianzolo coltiva, con una cooperativa che lavora per lui, nelle campagne della Repubblica Dominicana. Una conferma per Colzani che nel 2013 era già stato premiato come miglior cioccolatiere esordiente. Per Expo 2015, la Regione Lombardia lo ha nominato tra i dieci artigiani «rinnovatori della terra», ovvero chi ha scelto il legame diretto con la materia prima e la trasforma in eccellenza.

Marco è figlio d’arte. È il 1977 quando i suoi genitori, Fausto e Gabriella, aprono un bar al 47 di via Nazario Sauro. Nascono due figli che presto cominciano a dare una mano a mamma e papà. Il locale si specializza come caffetteria per diventare poi anche sala da thè e aperitivi. Se Andrea si dedica in particolare al C-Hotel, dopo la laurea in agraria con specializzazione in enologia, Marco lascia l’Italia per l’estero. Per tre anni farà esperienza nei vigneti italiani, del Canada e della Nuova Zelanda. E’ il 2006 quando i Colzani acquistano la prima macchina per la tostatura del caffè. «Tre anni dopo il Gambero Rosso ci assegnò il “Premio Illy“. La tostatura interna era tra le qualità riconosciute ai nostri prodotti». dice l’artigiano cioccolatiere. In Marco la passione per il lavoro è tanta. Il Dna di chi vive in Brianza fa il resto.

«L’idea che mi spingeva verso la sperimentazione era più o meno questa: se, anche grazie al gusto e all’olfatto che ho sviluppato come enologo, sono riuscito ad ottenere una miscela di caffè per la quale mi hanno premiato, perché non posso fare altrettanto col cioccolato? Volevo partire dalle origini per arrivare al prodotto finito. Ad aprirmi la strada fu un viaggio in Brasile. Visitanto un’azienda agricola che produceva fave di cacao, avevo notato come, dopo la raccolta, i frutti venissero lasciati in grandi casse a fermentare; più o meno come si fa con l’uva dopo la vendemmia. Dovevo fare la stessa cosa con le fave, che sgusciavo a mano, una dopo l’altra. Avevo anche scoperto che, proprio nel lecchese, nel secolo scorso c’era chi costruiva macchine per fare il cioccolato. Cercai le persone che potessero raccontarmi le procedure, che avrei poi riapplicato a Cassago. Il nostro C-Amaro è nato così. È prodotto solo con fave di cacao e zucchero di canna. Niente burro di cacao o altri aromatizzanti. Nel 2009 abbiamo ottenuto la prima tavoletta. Adesso abbiamo creato anche il “Lago di Como Blu“, col logo del Lario. È il prodotto che racconta la mia storia. In tutto il mondo ci sono solo 25 artigiani del cioccolato. Noi siamo tra quelli. Il motivo è semplice: per noi quello resta l’unico modo di produrre il cioccolato». Ancora una volta Brianza docet.