Lecco, 19 settembre 2014 - Prima avevano forzato la finestra dell’abitazione di una barista di Colico, quindi raggiunto il bagno e infine l’avevano importunata mentre lei stava facendo la doccia. Tutto immortalato dalle telecamere del circuito di videosorveglianza del bar. Non contenti e con le magliette ancora bagnate, si erano poi introdotti nel vicino bar normalmente frequentato dai quattro imputati (tutti residenti nell’alto lago) e dove la giovane lavora come dipendente. Lì, presente anche una collega di lei, era poi iniziata una lite nella quale erano volate parole pesante e qualche spintone. Tutto questo avveniva a Colico, il 23 luglio 2011.
Sulla denuncia presentata dalla ragazza si poi aperto il procedimento penale, che si è concluso nella giornata di ieri in tribunale a Lecco. Il collegio presieduto dal giudice Salvatore Catalano (a latere i colleghi Gianmarco De Vincenzi e Chiara Arrighi) ha emesso ieri le sentenze in primo grado per i quattro imputati. La condanna più pesante è toccata ad A. M.: tre anni per tentata violenza di gruppo, violazione di domicilio, minacce, danneggiamento aggravato e lesioni. Il cognato, I. D. è stato condannato a due anni e quattro mesi. Il terzo imputato, R. A., è stato invece stato condannato a sei mesi (pena sospesa) per il solo reato di violazione di domicilio mentre è stato assolto dall’accusa di tentata violenza, cioè era entrato nel bagno della ventitreenne barista ma non «allungò» le mani su di lei. Sei mesi (pena sospesa) anche per il quarto e ultimo imputato, M. A., condannato solo per il reato di danneggiamento aggravato essendosi acclarato che era rimasto all’interno del bar senza entrare nell’abitazione privata della barista.
Vani i tentativi dei difensori - gli avvocati Marilena Guglielmana e Michele Cervati - di ricondurre in aula l’accaduto a una goliardata tra persone in confidenza tra loro mostrando anche le foto osè della barista scattate proprio dagli stessi imputati. «In un paese che non è certo una metropoli, ognuno si diverte come può e con gli amici che ha - ha spiegato il sostituto Cinzia Citterio in aula - ma ciò non giustifica l’azione commessa dai ragazzi». Comportamenti che, a suo parere, sarebbero appunto andati ben oltre lo scherzo, tesi peraltro fatta propria dal collegio nella sentenza di cui tra novanta giorni si potranno conoscere le motivazioni.
andrea.morleo@ilgiorno.net