2009-08-01
— ROVAGNATE —
QUANDO nel gennaio 2007 è stata ufficialmente depositata la richiesta di cercare petrolio in Brianza a molti sembrava uno scherzo. L’istanza del resto riguardava una superficie di 300 chilometri quadrati a cavallo di tre province e nessuno sospettava che alla fine la scelta sarebbe ricaduta su un parco naturale. Solo lo scorso maggio, quando l’area per la ricerca degli idrocarburi è stata ristretta a 33 chilometri quadrati di cui il 55% all’interno del Parco del Curone, ci si è resi conti che il rischio era reale, sebbene in parecchi abbiano continuato ad esprimere scetticismo. «Abbiamo visto che non era una bufala ma un pericolo reale - sottolinea Marco Molgora, ex assessore provinciale all’Ecologia che per primo aveva lanciato l’allarme - oggi la battaglia è stata vinta grazie alla mobilitazione di tutti, cittadini, istituzioni e stampa e credo che nessuna parte politica possa rivendicare il successo come suo perché ognuno ha dato il proprio contributo.

RITENGO tuttavia che questo non sarà l’ultimo tentativo dei petrolieri che ci stanno provando dal 1980. Aspettiamoci dunque qualche altra sorpresa. Per ora festeggiamo ma restiamo vigili». Un appello arriva anche da Alessandro Brambilla: «È un giorno di festa e la notizia che il Parco è salvo rappresenta una vittoria della gente - sostiene - ringrazio chi ha affiancato noi rappresentanti istituzionali che altrimenti non saremmo andati lontani, ma invito anche a tenere gli occhi aperti. Temo che quanto successo di ripeterà nei prossimi anni». «È tutto merito della gente - fa eco Carla Brivio di Montevecchia - a Roma evidentemente si sono spaventati per le conseguenze politiche che ci sarebbero state. Abbiamo dimostrato che siamo in grado di difendere quello che riteniamo il nostro bene più prezioso, la nostra terra. Adesso speriamo che sia finita, anche se ne dubito». Andrea Robbiani di Merate, esponente della Lega Nord: «È andata come doveva andare, adesso mi auguro che chi ha criticato il Carroccio e il Governo si scusi». D.D.S.