2009-08-01
di DANIELE DE SALVO
— ROVAGNATE —
LA BATTAGLIA è vinta. I vertici dell’australiana Po Valley insieme a quelli della Edison hanno rinunciato a cercare petrolio nel cuore del Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, ultimo polmone verde della zona. Una decisione a sorpresa, in qualche modo insperata. Per questo quando l’altra notte sul sito del Ministero dello Sviluppo economico è stata comunicata la notizia la prima reazione è stato un senso di stupore, quasi di stordimento, anzi di diffidenza, quasi ci si aspettasse altri provvedimenti che smentissero il primo annuncio. Poi sempre da Roma è giunta la conferma ufficiale, che invece è tutto vero, che la Brianza è salva dall’ennesimo tentativo di scempio ambientale. «Non ci volevo credere - confida Alberto Saccardi, portavoce del comitato civico “No al pozzo”, appositamente costituito per scongiurare il pericolo che a Rovagnate venissero innalzate trivelle e scavati pozzi alla ricerca di oro nero e metano - mi sono subito domandato dove fosse la fregatura. Ho impiegato qualche minuto per realizzare che avevamo raggiunto il nostro obiettivo». Il merito? «È di tutti - risponde - della popolazione, delle Amministrazioni locali, degli organi di informazione. Abbiamo lottato insieme e tutti insieme possiamo vantarcene. Questa è la dimostrazione che vale sempre la pena spendersi e che la collaborazione paga». Come si è rilevata azzeccata la strategia di procedere nel rispetto delle leggi e per vie ufficiali.
«Altrimenti ci avrebbero preso per i No global di turno e non avremmo ottenuto nulla - assicura Saccardi - invece la nostra contrarietà è stata motivata e spiegata».

MA NON BISOGNA comunque abbassare la guardia. Non è certo la prima volta che le società petrolifere mettono gli occhi sugli eventuali giacimenti di idrocarburi della Brianza. «Tutte le iniziative messe in campo, le deliberazioni assunte dai Consigli comunali e da quello provinciale hanno portato i frutti sperati - sostiene Marco Panzeri, sindaco di Rovagnate, paese prescelto per dare la caccia al greggio - le parole d’ordine sono però quelle di prima, ovvero vigilare e non abbassare la guardia. Dobbiamo ancora comprendere le motivazioni e approfondire la questione sia dal punto di vista politico che tecnico. Nelle prossime settimane dovremo allora comprendere come muoverci, cosa fare e soprattutto cosa non fare. Dovremo lavorare affinché procedure analoghe a quella annullata non possano più essere avviate. Solo oggi siamo autorizzati a godere e festeggiare».

DELLO STESSO avviso anche Eugenio Mascheroni, presidente dell’ente naturalistico. «Per adesso abbiamo vinto una battaglia, ma non credo purtroppo che la guerra sia conclusa - ammonisce - qualcuno tornerà alla carica in futuro, come successo in passato e noi dovremo essere sempre pronti a respingere gli assalti e a difendere quanto costruito in anni di sacrifici e lavoro per garantire un equilibrio tra la tutela della natura e l’economia». Ma intanto è giusto anche godersi il risultato. Per questo ieri sera i sostenitori del comitato si sono riuniti per un brindisi. «Il vino è il simbolo della ricchezza e della genuinità della nostra terra - sorride Giovanni Zardoni, vicesindaco di Cernusco, uno dei più attivi - non certo l’oro nero».