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— CIRIMIDO —
UN FASCICOLO aperto dai primi di luglio per indagare sulla scomparsa di Maria Rosa Albertani, la donna di 39 anni il cui corpo carbonizzato è stato trovato in via Toti due settimane fa, ma con alle spalle un’ipotesi di reato già a carico della sorella Stefania: quella di sequestro di persona. Questo avevano ipotizzato gli inquirenti quando la donna si era presentata dai carabinieri per sporgere denuncia nei confronti della sorella, attribuendole un ammanco di oltre 100 mila euro sottratti al patrimonio di famiglia. Un’ipotesi di reato scaturita da una serie di considerazioni, e che rimane tutta in essere, a cui successivamente si sono aggiunte quelle di omicidio volontario e tentato occultamento di cadavere.

GLI ACCERTAMENTI sui rapporti economici, sulla gestione del denaro e sui movimenti legati ai diversi conti correnti e società della famiglia Albertani, si stanno rivelando più complicati e lunghi del previsto, ma questo per i sostituti procuratori Maria Vittoria Isella e Giuseppe Rose rimane comunque l’aspetto centrale delle indagini. Nei giorni scorsi sono stati sentiti dagli inquirenti anche diversi parenti, quasi esclusivamente su questi aspetti, anche a fronte del fatto che all’interno della famiglia non esistevano altri motivi di attrito o disaccordo.
DAL PUNTO di vista degli esami autoptici sul corpo della vittima, il consulente della Procura Cristina Cattaneo dell’Università degli Studi di Milano, alla presenza del medico legale incaricato dalla difesa di Stefania Albertani, Valentina Vasino di Torino, hanno iniziato i primi accertamenti, che tuttavia potrebbero produrre risultati lunghi e complessi da interpretare, senza la certezza di ricostruire le cause della morte e i giorni in cui è avvenuta. Difficoltà legate alle condizioni del cadavere, e al ritrovamento avvenuto con estremo ritardo, probabilmente due mesi dopo il decesso.

ANCHE gli esami tossicologici, porteranno a dare un esito di positività o negatività circa la presenza di sostanze chimiche, ma non la loro percentuale. Infine dovrà essere indagata la presenza di eventuali fratture ossee, prima di far passare agli esami istologici e di laboratorio tutti i prelievi organici effettuati dai medici legali. Una mole di lavoro indicativa dei tempi che comporterà, senza la certezza di un risultato finale che sgombri il campo dai tanti dubbi sollevati fin dal primo momento del ritrovamento. I tempi di questa indagine si stanno dunque allungando rispetto alle previsioni iniziali, complicati da un insieme di aspetti articolati. Pa.Pi.