{{IMG}} 2009-07-01
di DANIELE DE SALVO
ROVAGNATE
È UNA FUMATA NERA, nera come il petrolio, quella che si è levata ieri per la Brianza da Montecitorio, dove è stata approvata la nuova legislazione sullo sviluppo economico del Paese. A maggioranza, con 236 no, 196 sì e 26 astenuti, il Parlamento ha bocciato gli emendamenti proposti dagli onorevoli del Partito democratico che chiedevano che per il rilascio delle concessioni petrolifere si tenesse conto del parere vincolante degli enti locali. La modifica alla norma, se approvata, avrebbe permesso di chiudere subito la partita sullistanza avanzata dai vertici dellaustraliana «Po Valley» che vogliono installare trivelle nel cuore del Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, contro cui si sono già espressi sia le Amministrazioni comunali del distretto sia la Provincia.
SI PENSAVA che almeno i deputati della Lega Nord appoggiassero liniziativa dei colleghi del centrosinistra, visto che durante la recente campagna elettorale militanti e dirigenti del Carroccio lecchese avevano assicurato che mai e poi mai si sarebbero scavati pozzi nellultimo polmone verde della zona. «In nome della semplificazione delle procedure si riducono le tutele del territorio - ha illustrato in aula lonorevole del Pd Lucia Codurelli, firmataria degli emendamenti - Inoltre questo atto va contro il federalismo a favore della centralizzazione». «Il caso del Parco del Curone è emblematico sulle conseguenze di questa proposta - ha aggiunto il compagno di banco Vico Ludovico - Il voto di oggi smentisce limpegno preso formalmente dagli esponenti del Governo che avevano garantito la salvaguardia delloasi protetta». La notizia è stata una vera doccia fredda per quanti si stanno impegnando per scongiurare che il Meratese diventi il Texas della Brianza, a partire da Alberto Saccardi (nella foto), portavoce del comitato «No al pozzo», che ha già raccolto 5 mila firme per dire no al petrolio.
«È ASSURDO - si è espresso a caldo - Ma non ci arrendiamo. Il primo round va alla Po Valley, adesso ci impegneremo ancora più a fondo per contrastare la multinazionale del greggio». Questa sera presso Cascina Butto di Montevecchia gli aderenti al movimento civico si dono dati appuntamento in assemblea plenaria. Rammaricato anche Eugenio Mascheroni, presidente del Consiglio di gestione del Parco. «Questa è la riprova che le promesse formulate in campagna elettorale erano solo parole vuote - ha tuonato - Non rimarremo immobili e faremo valere le nostre ragioni, come già successo in passato». La vicenda adesso passa nelle mani dei funzionari dellUfficio minerario del ministero dello Sviluppo economico, ai quali, in base alla nuova legge, spetta esprimersi sui permessi di sfruttamento del sottosuolo brianzolo.
di DANIELE DE SALVO
ROVAGNATE
È UNA FUMATA NERA, nera come il petrolio, quella che si è levata ieri per la Brianza da Montecitorio, dove è stata approvata la nuova legislazione sullo sviluppo economico del Paese. A maggioranza, con 236 no, 196 sì e 26 astenuti, il Parlamento ha bocciato gli emendamenti proposti dagli onorevoli del Partito democratico che chiedevano che per il rilascio delle concessioni petrolifere si tenesse conto del parere vincolante degli enti locali. La modifica alla norma, se approvata, avrebbe permesso di chiudere subito la partita sullistanza avanzata dai vertici dellaustraliana «Po Valley» che vogliono installare trivelle nel cuore del Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone, contro cui si sono già espressi sia le Amministrazioni comunali del distretto sia la Provincia.
SI PENSAVA che almeno i deputati della Lega Nord appoggiassero liniziativa dei colleghi del centrosinistra, visto che durante la recente campagna elettorale militanti e dirigenti del Carroccio lecchese avevano assicurato che mai e poi mai si sarebbero scavati pozzi nellultimo polmone verde della zona. «In nome della semplificazione delle procedure si riducono le tutele del territorio - ha illustrato in aula lonorevole del Pd Lucia Codurelli, firmataria degli emendamenti - Inoltre questo atto va contro il federalismo a favore della centralizzazione». «Il caso del Parco del Curone è emblematico sulle conseguenze di questa proposta - ha aggiunto il compagno di banco Vico Ludovico - Il voto di oggi smentisce limpegno preso formalmente dagli esponenti del Governo che avevano garantito la salvaguardia delloasi protetta». La notizia è stata una vera doccia fredda per quanti si stanno impegnando per scongiurare che il Meratese diventi il Texas della Brianza, a partire da Alberto Saccardi (nella foto), portavoce del comitato «No al pozzo», che ha già raccolto 5 mila firme per dire no al petrolio.
«È ASSURDO - si è espresso a caldo - Ma non ci arrendiamo. Il primo round va alla Po Valley, adesso ci impegneremo ancora più a fondo per contrastare la multinazionale del greggio». Questa sera presso Cascina Butto di Montevecchia gli aderenti al movimento civico si dono dati appuntamento in assemblea plenaria. Rammaricato anche Eugenio Mascheroni, presidente del Consiglio di gestione del Parco. «Questa è la riprova che le promesse formulate in campagna elettorale erano solo parole vuote - ha tuonato - Non rimarremo immobili e faremo valere le nostre ragioni, come già successo in passato». La vicenda adesso passa nelle mani dei funzionari dellUfficio minerario del ministero dello Sviluppo economico, ai quali, in base alla nuova legge, spetta esprimersi sui permessi di sfruttamento del sottosuolo brianzolo.
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