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di ANDREA MORLEO
— LECCO —
DA IERI Mary Patrizio e Cristian Emanuele Magni non sono più ufficialmente marito e moglie. La sentenza, nella tarda mattinata di ieri, nello studio del presidente del tribunale di Lecco, Giampietro Serangeli. Al primo piano del Palazzo è giunta poco dopo le 11.30, scortata da due guardie penitenziarie dell’ospedale giudiziario di Castiglione delle Stiviere. Qui Mary Patrizio deve scontare una condanna (confermata in Cassazione) di 14 anni e 6 mesi per aver ucciso, il 18 maggio 2005, il figlioletto Mirko di appena 5 mesi affogandolo nella vasca da bagno.

LA DONNA di Casatenovo, che oggi ha 33 anni, è tornata in città per chiudere la pratica di divorzio avviate dal marito, Cristian Emanuele Magni. I si sono ritrovati al primo piano e, come qualsiasi altra coppia che decide di separarsi, hanno aspettato il proprio turno prima di entrare nello studio del presidente del tribunale. In realtà, Mary era già giunta tre settimnane fa a Palazzo (il 4 maggio scorso). «Di fatto hanno già divorziato - aveva spiegato allora spiega Gianluca De Zotti, l’avvocato di Desio che cura la pratica per entrambi -, anche se tecnicamente il presidente ha rinviato la sentenza». Sentenza che appunto è giunta oggi con la firma degli ex coniugi. Mary e Cristian si sono dunque detti definitivamente addio. «Quanto è successo - aveva già spiegato il legale - ha evidentemente stravolto la loro esistenza e prodotto un cambiamento decisivo nella vita di entrambi. Sarebbe in effetti durissimo andare avanti con una relazione in cui entrambi rischierebbero di farsi del male». Troppo difficile metabolizzare quanto accaduto quel 18 maggio 2005 quando si consumò quella tragedia.

IL NUOVO RUOLO di mamma comportò uno stravolgimento emotivo che Mary non riuscì a gestire razionalmente. Quindi un gesto inspiegabile per una madre, un raptus che mise fine alla vita di Mirko. Una tragedia che non può non squassare gli equilibri di una famiglia. Così Cristian maturò quasi subito la volontà di separarsi da una moglie che lui non riconosceva più. Troppo pesante accettare che la propria sposa sia la stessa persona che ha ucciso il proprio figlio.

TROPPO DOLOROSO continuare a stare al fianco di una persona che dovrà scontare più di dieci anni della propria vita in carcere. Cristian ha così deciso di lasciare camminare Mary sulla propria strada, da sola. Lui tenterà di ricostruirsi una propria vita. Per entrambi, forse, è meglio così.