Martedì 23 Aprile 2024

Kwiatkowski assolo iridato. Mondiali, delusione azzurri

Il polacco è il nuovo campione del mondo di ciclismo grazie a un arrivo solitario a Ponferrada. Sul podio l'australiano Gerrans e Valverde. Agli italiani manca lo spunto: Colbrelli tredicesimo

L'arrivo trionfale di Michal Kwiatkowski (Afp)

L'arrivo trionfale di Michal Kwiatkowski (Afp)

Ponferrada, 28 settember 2014 - Sven Erik Bystrom, venerdì scorso, aveva disegnato la via maestra: scappare sull'ultima salita, ai 5 dall'arrivo, evitare la volata ristretta e godersi le ultime pedalate pregustando l'iride. Prendendo spunto dal norvegese, vincitore tra gli under 23, Michal Kwiatkowski mette a segno il colpaccio sul percorso di Ponferrada (un circuito da ripetere 14 volte per complessivi 254,8 chilometri), involandosi solitario dopo aver ripreso De Marchi, Gautier e Sorensen, gli ultimi a provarci seriamente prima della rasoiata del corridore della Omega Pharma-Quickstep, che regala il primo oro mondiale tra i professionisti alla Polonia.

Ci vuole una volata per definire il resto del podio: argento all'australiano Simon Gerrans, bronzo per lo spagnolo Alejandro Valverde, un sesto podio iridato che non toglie però l'amarezza ai padroni di casa per non aver centrato il bersaglio grosso. Pioggia e fatica caratterizzano una corsa che diventa dura strada facendo, non però così dura da fare quella selezione in cui sperava, per primo, il ct azzurro Davide Cassani.Un poker di fuggitivi, composto dall'ucraino Polivoda, dal croato Kvasina, dal lituano Savickas e dal colombiano Quintero, anima le prime battute, toccando anche un vantaggio massimo di 14 minuti.E' la Polonia a fare la corsa, consapevole di aver nel suo arco la fraccia Kwiatkowski, che resta al coperto in attesa di tirar fuori gli artigli.

L'Italbici c'è e si vede: il primo scossone, in salita, lo dà Fabio Aru, poi Giovanni Visconti porta via un sestetto con dentro Kennaugh, Wellens, Sorenson e Albasini. Scoppia la bagarre in gruppo, davanti si scorgono le sagome di Rodriguez e Giampalo Caruso, Tony Martin si butta davanti come fosse in una cronometro e, a 34 chilometri dalla fine, gli azzurri fanno l'errore di lanciare in avanscoperta Giovanni Visconti. Troppo presto, una sorta di autogol, non evitato dall'arrivo a supporto di Kennaugh. I due, ad un giro e mezzo dalla conclusione, sventolano bandiera bianca e allora si erge protagonista l'attaccante per antonomasia, Alessandro De Marchi, il più combattivo al Tour e vincitore così della tappa di Alcaudete alla Vuelta.

Con lui si smarcano il francese Gautier ed il danese Sorensen, ma alle loro spalle sembrano svegliarsi gli spagnoli, i più vivaci assieme agli australiani. E invece, ai -7, va via Kwiatkowski, che tiene duro prima di scollinare e di difendere con le unghie un vantaggio minimo sui più diretti inseguitori. Terzo quest'anno alla Freccia Vallone e alla Liegi-Bastogne-Liegi, il 24enne della Omega Pharma-Quickstep porta a casa la 'classica' più importante della sua giovane carriera.

Il migliore degli italiani è Sonny Colbrelli, tredicesimo, mentre il capitano azzurro, Vincenzo Nibali, si fa vedere solo per una caduta che comunque non gli pregiudica la 'gamba'. Il siciliano però non è a suo agio su un terreno inadatto alle sue qualità, ed è forse questo l'errore più grave del ct Cassani: avergli affidato le chiavi della Nazionale. Anche perché era stato proprio il trionfatore del Tour 2014, alla vigilia, a porsi seri dubbi sulla sua competitività.