Lombardia, la rabbia dei professori: "Bocciano soltanto noi"

Al concorsone promossi in 63 su 690: è polemica

Neppure il 10% degli insegnanti ha superato la prova scritta (Spf)

Neppure il 10% degli insegnanti ha superato la prova scritta (Spf)

Milano, 31 luglio 2016 - Sessantatré “promossi” su 690 candidati. Una doccia gelata per i professori di lingua e civiltà inglese che aspiravano, finalmente, “alla cattedra” e che avevano tentato il test in terra lombarda. Il dato, confrontato ai risultati di altre regioni, sta alimentando il fuoco delle polemiche sul concorsone, acceso già da tempo. Nemmeno il 10% degli iscritti è riuscito a passare lo scritto e ad accedere all’orale. «Nella stessa classe di concorso, in altre regioni, le percentuali sono molto diverse – denunciano i prof lombardi –. Si va dal 25% dell’Emilia Romagna al 33% in Piemonte. Con punte del 40% nel Lazio e del 63% in Sicilia». Lumbard meno anglofoni rispetto ai colleghi del resto d’Italia? «Peccato che fra i non ammessi ci siano molti colleghi di riconosciute preparazione e competenza – sottolineano –. Tutti hanno già un titolo abilitante ottenuto tramite i percorsi previsti dal Miur. È forte la sensazione che dietro questa percentuali si nasconda qualcosa di anomalo». Parte quindi un nuovo tam-tam alle porte dei sindacati di categoria. «Il dato non mi sorprende purtroppo – spiega Lucia Azzolina dell’Anief –. L’unica cosa che si può fare in questi casi è una richiesta di accesso agli atti per rivedere la propria prova ed eventualmente quella degli altri, abbiamo già messo a disposizione dei soci il modello. In tanti stanno presentando richiesta. Però attenzione, devono esserci errori formali altrimenti su contenuti e correzioni non è possibile presentare ricorso».

Come si spiegherebbe quindi un divario così importante tra le regioni? «Non è un problema di regione – spiega Azzolina –. In Calabria, per esempio, nella classe di concorso A18 (Filosofia e Scienze umane, ndr) è stato bocciato il 100% dei candidati. Molto può dipendere dalla rigidità della commissione. Il concorso, poi, è uguale per tutti, ma le griglie di valutazioni possono essere diverse». C’è anche chi, nonostante abbia concluso la prova a giugno, ancora attende di sapere quando e se potrà sostenere l’orale. «Per le classi di educazione tecnica, per esempio, siamo ancora in attesa della seconda prova pratica, non si sa nulla – spiega Raissa Cordella, 12 anni di insegnamento alle spalle e un futuro ancora incerto all’orizzonte –. Tutto questo scempio poteva essere evitato immettendo in ruolo tutti gli abilitati in ambito nazionale visto che i posti ci sono».