Guccini parla di Francesco. E i Musici cantano

Appuntamento giovedì 21 a Villa Arconati

Francesco Guccini fra suoni e memoria a Villa Arconati

Francesco Guccini fra suoni e memoria a Villa Arconati

Milano, 21 luglio 2016 - Sold out, come si dice nel mondo: tutto esaurito! Francesco Guccini lo dovrebbe aggiungere al chilometrico titolo della sua monumentale antologia “Se io avessi previsto tutto questo – Gli amici, la strada, le canzoni”. E un tour senza fine dove lui non canta ma si racconta. Cominciato per gioco e sentimento, lui non voleva più cantare e i fan non volevano restare orfani del Maestrone, il compromesso storico fra la presentazione di un libro e il ritiro di un cantautore ha generato il caso letterario dell’anno. Un nuovo format per sottrazione, il cantante, e addizione, il narrator cortese, di quelli che scandiscono le ore a Barolo, la frittata sonora globale, il festival che ha copiato tutti i festival ma mesce barolo, quindi è grande.

Il fil rouge non riguarda solo il vino, che Guccini non disdegnava di sorseggiare durante i suoi concerti giovanili, come del resto Piero Ciampi, ma un incontro dove due giornalisti, Gino Castaldo ed Ernesto Assante, intervistano Francesco e poi c’è la sua band che suona il repertorio consegnato alla memoria. Guccini sorridendo si adegua perché, alla sua età, è sempre meglio che cantare. Ha inaugurato in vita quel che di solito succede alla tua morte, quando qualcuno, spesso un giornalista, sale sul tuo repertorio e lo porta in giro fra storytelling e canzoni (penso ad Andrea Scanzi con Gaber). Da vivente, è un’altra soddisfazione, che stappa e stura un’inesauribile fonte di ricordi, bellissime interviste d’autobiografia allegra, come a Radio Popolare quando venne a Milano. Lui è anche un po’ Mark Twain.

Quindi, fra una presentazione, un impegno e la scrittura del suo prossimo libro, Guccini ci delizia con la sua saggia e comoda ironia, dall’Italia del dopoguerra ai giorni nostri. Assante e Castaldo saranno la punteggiatura (è un complimento), il concerto dei Musici, i suoi musicisti, ripercorre un neverending tour lungo più di 40 anni. Sono Vince Tempera (pianoforte e tastiere), Antonio Marangolo (sax), Pierluigi Mingotti (basso) e Ivano Zanotti (batteria), Juan Carlos “Flaco” Biondini, voce e chitarre. Flaco è argentino, danza fra tango, blues e jazz, è con Marangolo l’anello di congiunzione con il mondo di Paolo Conte. L’incoraggiamento di solito recita così: “Adesso sono cazzi vostri”. Seguono “Noi non ci saremo”, “La locomotiva”, “Eskimo” e “Cirano”. La folla di solito chiama Francesco sul palco e una sua possibile risposta, registrata al dal Verme, è “vi ringrazio ma ho fatto un voto di non cantare più. L’ho rotto a Barcellona, quando ho cantato in catalano, e dopo un mese mi sono spaccato un braccio. Se tanto mi dà tanto…”.