Glen Hansard, chitarra e stile. E un baule carico di poesia

L'artista irlandese si esibisce al Carroponte di Sesto San Giovanni

Glen Hansard

Glen Hansard

Milano, 28 giugno 2016 - Ha quel viso inconfondibile. Che pare un tassello del paesaggio urbano di Temple Bar. Il personaggio secondario di un racconto di Joyce. A bersi una pinta al bancone, dopo una serata passata a far soldi suonando su qualche marciapiede. Che poi è esattamente come ha iniziato Glen Hansard, giorno e notte con la sua chitarra fra le strade del centro di Dublino. Che quando abbandoni la scuola a 13 anni un modo per tirare su qualche spicciolo lo devi pur trovare. Genio ribelle questo ricciolone. Ma dallo sguardo saggio e un poco vissuto. Lanciato prima al cinema nel 1991 da Alan Parker, che lo volle nel ruolo del chitarrista Outspan Foster nel film “The Commitments”. E poi divenuto una piccola-grande star indie con brani intimi come fossero confidenze. Lo scorso ottobre era già passato da Milano per presentare il suo nuovo album “Didn’t he ramble”. Ora si torna sotto la Madonnina. Concerto estivo sul palco del Carroponte, che stasera lo ospita con un repertorio tutto incentrato sui lavori da solista.

Glen Hansard se ne va in giro con un baule carico di stile e di poesia, che riversa con generosità in una lunga lista di ballatone armato di microfono, chitarra e poco altro. Un gusto che è piaciuto assai anche a Hollywood, visto che nel 2008 ha vinto addirittura un Premio Oscar per la canzone “Falling slowly” per il film “Once (Una volta)” di John Carney, dove recita anche da protagonista. Era il periodo dei The Swell Season, bel progetto insieme alla musicista ceca Markéta Irglová. E la canzone è straordinaria. Stasera la si risente sul palco, anche se nel frattempo Glen ha deciso di andarsene in solitaria. Nell’ultimo “Didn’t he ramble” si ritrovano tutte le caratteristiche che già si erano apprezzate nell’album di debutto Rhythm and Repose del 2012: arrangiamenti eleganti ma di scarna semplicità, le melodie a muoversi in bilico fra folk e rock, la capacità di concedersi ogni tanto la soluzione più facile, senza troppi snobismi. Se si hanno ancora dubbi, basti pensare che un paio d’anni fa Eddie Vedder l’ha voluto con sé per girare il mondo. E si sa che Eddie Vedder ha sempre ragione.

Stasera alle 21.30 al Carroponte di Sesto San Giovanni.