La Lega Ticinese va alla guerra: «Boicottiamo i prodotti italiani»

Risposta alle rimostranze della Farnesina sulla questione frontalieri di Corrado Cattaneo

Frontalieri

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Varese, 31 luglio 2015 - Un appello ai consumatori per boicottare i prodotti italiani - a partire da quelli alimentari per arrivare alle automobili - lanciato alla vigilia della festa nazionale svizzera del primo di agosto. Ma anche una raccolta firme così da difendere l’obbligo per i frontalieri di presentare il casellario giudiziale. Tira dritto per la sua strada la Lega dei ticinesi, il partito di maggioranza relativa in Canton Ticino che ha fatto della battaglia contro i nostri 62mila lavoratori frontalieri il proprio core business elettorale. E così la voce grossa fatta dalla Farnesina, che ha richiamato per un colloquio l’ambasciatore della Confederazione Giancarlo Kessler per esprimergli «la viva preoccupazione» del Governo italiano per due provvedimenti considerati «palesemente discriminatori nei confronti di cittadini italiani», se a Berna è stata ascoltata, tra i leghisti-ticinesi ha finito col produrre l’effetto contrario. Nel mirino della nostra diplomazia, appunto, l’obbligo di presentazione del casellario giudiziale, voluto dal presidente di turno del Cantone, il leghista Norman Gobbi, e l’aumento delle addizionali comunali - il cosiddetto moltiplicatore - al massimo consentito, ossia il 100%, per i soli frontalieri. Sul casellario giudiziale, che il governatore lombardo Roberto Maroni in polemica con il presidente Gobbi aveva definito «inaccettabile», la Lega è quindi pronta ad alzare una barricata.

Aanzi due: la prima è il boicottaggio dei nostri prodotti lanciato dalla home page del mattionline, il quotidiano online organo ufficiale del movimento leghista ticinese, con un articolo firmato da Nicholas Marioli, uno dei nuovi volti del movimento legato ai «Giovani leghisti». «Difendum ul “made in Scvizzera”», il titolo di un’iniziativa scritta in dialetto ticinese, così da boicottare anche la lingua di Dante: «È fondamentale che ognuno di noi faccia il massimo per poter incentivare l’economia locale e salvaguardare i nostri posti di lavoro - è la traduzione -. Sicuramente un ottimo appello a tutti i consumatori è quello di preferire prodotti ticinesi o svizzeri, o perlomeno delle nazioni che rispettano il nostro Paese...». La url che accompagna il pezzo è ancora più esplicita: «Basta Barilla, Fiat e tutti gli altri», vi si legge. Ieri la Lega ticinese ha anche lanciato una petizione popolare «a sostegno della misura introdotta dal Consigliere di Stato Norman Gobbi» in cui si chiede a Berna «che le autorità federali non si pieghino alle pressioni delle autorità italiane». «L’ambasciatore Kessler, invece di scusarsi, avrebbe fatto miglior servizio al Paese difendendo le motivazioni ticinesi - si legge in un comunicato del partito - Purtroppo non è stato così».