Giovedì 25 Aprile 2024

Europei di serie B

NELL’EUROPA inquieta per difficoltà economiche, terrorismo e immigrazione, il ruolo dell’Italia non è facile. Chi siamo, che cosa meritiamo, come veniamo considerati? Sono passati 169 anni da quando il principe Klemens Von Metternich, primo cancelliere d’Austria, disse che il nostro Paese era una «espressione geografica», consegnando agli irredentisti una formidabile bandiera di riscossa. Oggi siamo la quarta economia europea, ma il terzo contribuente (riceviamo 7 miliardi in meno di quanto versiamo), pur essendo il dodicesimo per reddito individuale. Siamo stati tra i sei Stati fondatori, ma pochi tra i ventidue che si sono aggiunti ci trattano con la considerazione necessaria. E se quella irridente frase di Metternich – dell’Ottocento – ci torna impropriamente alla mente è perché cresce la sensazione di essere tra i commensali che mangiano in tinello, se non in cucina, mentre gli ospiti più importanti pranzano in sala da pranzo. L’Europa è da anni un luogo in cui gli ideali hanno ceduto il posto al potere e agli affari.

O MEGLIO , agli affari francesi pensava Mitterrand quando chiese a Kohl di convertire il marco in una moneta unica. Ma quella trattativa era coperta dall’ideale supremo di sancire per sempre la pace tra due potenze che sempre s’erano combattute. Oggi l’Europa è completamente disegnata sugli interessi tedeschi, al punto che anche gli americani cominciano a preoccuparsene, dando segnali trasversali come la perdurante campagna contro la Volkswagen. Noi le prendiamo qualunque sia il nostro atteggiamento. Parte della nostra burocrazia a Bruxelles da decenni difende l’Europa dall’Italia invece di difendere l’Italia dall’Europa. Nel decennio di governo berlusconiano si è assistito all’atteggiamento di funzionari che in tempo di guerra sarebbero stati processati per alto tradimento. Il governo Monti per forza di cose era diretto da Bruxelles, cioè da Berlino, ma anche gli altri di centrosinistra hanno avuto un atteggiamento ‘collaborativo’ che non sappiamo quanto ci abbia giovato. Adesso tocca a Renzi. Finito il tempo della ‘luna di miele’ col giovanotto dalla battuta pronta, cominciano i guai. Non c’è un settore in cui Bruxelles (cioè Berlino) stia dalla nostra parte. Non nella politica bancaria: è ormai arcinota l’abissale differenza di trattamento tra noi e gli altri paesi che hanno avuto necessità e mezzi per provvedere quando le regole lo permettevano. Non sull’immigrazione: ieri la Svezia ha esteso di un mese il controllo ai confini ignorando le proteste di Juncker. Inutile ricordare che se si stringe il cordone a nord, i profughi arriveranno e resteranno al Sud, cioè da noi. Il programma di distribuzione degli immigrati arrivati in Italia e in Grecia è fermo e noi che siamo stati i primi a sacrificarci ci prendiamo pure le sanzioni. Non sulla politica generale, visto che il capo di gabinetto di Juncker, un brillante manager tedesco messo lì dalla Merkel a fare la guardia, ha appena liquidato l’unico italiano nello staff. Qualunque leader con un po’ di dignità batterebbe i pugni sul tavolo. Renzi ci sta provando. Ma l’Europa si è molto irritata e manda a dire che facendo così si andrà di male in peggio. E anche da noi – com’è accaduto ai tempi di Berlusconi – non c’è un minimo di unità nel tenere la schiena dritta, chiunque stia al governo. Fossimo rimasti per caso un’"espressione geografica"?