Fecondazione eterologa, in Lombardia 15mila coppie all'anno chiedono la procreazione assistita

L'assessore Mantovani frena: "Rischiamo il Far West. Serve una legge nazionale" di Giulia Bonezzi

Una inseminazione in laboratorio con l'iniezione dello spermatozoo nell'ovulo (Ansa)

Una inseminazione in laboratorio con l'iniezione dello spermatozoo nell'ovulo (Ansa)

di Giulia Bonezzi

Milano, 21 agosto 2014 - Non pià vietata e già praticabile, in teoria, ma non regolamentata e quasi bloccata di fatto nella regione che attira più aspiranti genitori con problemi di fertilità. Così stanno le cose in Lombardia per la fecondazione eterologa, cioè con gameti (ovuli o spermatozoi) di un donatore esterno alla coppia. Bandita dieci anni fa dalla legge 40, ad aprile la Corte Costituzionale ha fatto cadere il divieto. E poi chiarito che si può subito praticare, senza un intervento legislativo. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, però, ha insistito sulla necessità di regolamentarla, e messo a punto un decreto (che la inseriva, tra l’altro, nei Lea, Livelli essenziali di assistenza da garantire in tutto il Paese). Portato in Consiglio dei ministri, non ne è mai uscito: per il Governo Renzi la materia deve essere regolata dal Parlamento. Giorni fa si sono inseriti i giudici civili, che a Bologna hanno imposto a due cliniche di concedere questa tecnica di Pma, o Procreazione medicalmente assistita. Nel frattempo la Toscana ha autorizzato gli ospedali a praticarla, l’Emilia Romagna ha annunciato che procederà a settembre, se nel frattempo la Conferenza delle Regioni non avrà approvato norme comuni. È improbabile che la Lombardia le segua: «La delicatezza del tema impone una regolamentazione a carattere nazionale, altrimenti si rischia il Far West - spiega l’assessore alla Salute, Mario Mantovani -. Abbiamo convocato un tavolo di esperti il primo settembre, per dare il nostro contributo. Si aspetta da anni, credo si possa attendere qualche giorno in più per salvaguardare la sicurezza». La nostra Regione è motore d’Italia anche per la Pma: 15 mila coppie si rivolgono ogni anno ai suoi sessanta centri autorizzati dall’Istituto superiore di sanità, di cui 10mila per praticare la Fivet, fecondazione in vitro, ottenendo 3.500 gravidanze. Dei centri per la Pma, venti sono in ospedali pubblici, dieci in privati convenzionati col sistema sanitario regionale, l’altra metà sono privati tout court. E l’opposizione, che annuncia battaglia in Consiglio regionale, chiede di non concedere a questi ultimi un vantaggio, a scapito delle coppie meno abbienti. Se infatti i centri pubblici sono bloccati fino a nuovo ordine, di fatto lo sono anche i privati che lavorano per la sanità lombarda, poiché manca un sistema di rimborsi per l’eterologa. Così restano fuori gli ospedali e le cliniche più importanti per numeri e risultati nella Pma: Policlinico, San Paolo e Niguarda a Milano, Giovanni XXIII di Bergamo e Carlo Poma di Mantova, che sono pubblici; e i centri privati in convenzione della clinica Zucchi di Monza, del San Raffaele e dell’Humanitas. Il cui Fertility Center, aperto nel ’96 insieme all’ospedale di Rozzano, è il più importante d’Italia: più di mille coppie assistite l’anno, le richieste di sottoporsi all’eterologa arrivavano anche prima della sentenza della Consulta. Il professor Paolo Emanuele Levi Setti, che lo dirige, annuncia che «tra fine mese e i primi di settembre avvieremo lo screening delle coppie riceventi e dei potenziali donatori, per preparare le liste d’attesa». Ed essere pronti quando arriverà il via libera. E i privati-privati? La Regione su di loro non ha alcun controllo. Ma la grandissima parte dei trenta centri autorizzati è «di primo livello». Tradotto, «potrebbero praticare l’inseminazione intrauterina con sperma da donatore - spiega il professor Levi Setti -: una tecnica che corrisponde a forse meno dello 0,5% delle richieste di donazione». Le strutture private di secondo livello (abilitate a procedure come la Fivet) in Lombardia sono solo due, una a Milano e l’altra nel Comasco. Di livello tre ce n’è una sola: la Matris del professor Severino Antinori. Protagonista di un durissimo scontro col ministro Lorenzin: lui ha annunciato di aver già ottenuto alcune gravidanze con l’eterologa. E lei gli ha mandato un’ispezione dei Nas.

giulia.bonezzi@ilgiorno.net