Martedì 23 Aprile 2024

Egitto, dopo l'uccisione del procuratore generale la rabbia di Sisi: "Le condanne a morte saranno eseguite"

L'uccisione di Barakat è stato il colpo più duro al governo Sisi, e il generale presidente ora vuole un giro di vite. Subito la promessa che le condanne a morte di centinaia di islamisti saranno eseguite, nonostante i ricorsi e gli appelli

Ucciso il procuratore generale Barakat, Sisi promette ritorsioni (Lapresse)

Ucciso il procuratore generale Barakat, Sisi promette ritorsioni (Lapresse)

Il Cairo, 30 giugno 2015  - Il presidente egiziano, Abdel Fattah Al-Sisi, ha promesso nuove leggi per fronteggiare la minaccia terroristica, parlando ai funerali del procuratore generale Hisham Barakat, ucciso lunedì da un'autobomba al Cairo. "Il braccio della giustizia è incatenato dalla legge, non aspetteremo più e il prima possibile modificheremo le leggi in modo da permetterci di applicare il diritto", ha dichiarato l'ex generale. 

Nelle stesse ore è arrivata la notizia dell'arresto di un 23enne militante del Movimento di resistenza popolare a Giza, che sarebbe coinvolto nell'attentato. Barakat è il più alto esponente egiziano ucciso nell'offensiva terroristica seguita alla deposizione del presidente islamista Mohammed Morsi, nel luglio 2013. 

"Funzionano i tribunali in questi casi? Funzionano queste leggi?", si è chiesto Sisi, visibilmente irritato, parlando nella moschea del campo feldmaresciallo Tantawy, a est della capitale, affiancato dai familiari del magistrato. "Funzionano con gente normale", si è risposto. In particolare l'ex generale ha promesso di accelerare le esecuzioni per le centinaia di islamisti condannati a morte e che spesso allungano i tempi con ricorsi e appelli. 

"Se c'è una condanna a morte, la condanna a morte sarà eseguita", ha assicurato, "la legge è legge!". Sisi era stato eletto trionfalmente con più del 90% dei voti alle presidenziali del giugno 2014 proprio con la promessa di riportare sicurezza nel Paese. La repressione delle proteste e del terrorismo ha già fatto oltre 1.400 morti, per lo più tra i militanti dei Fratelli musulmani messi al bando dal governo. 

Nel frattempo migliaia di oppositori, per lo più islamisti ma anche alcuni laici, sono finiti in carcere e centinaia sono stati condannati a morte. L'attentato di lunedì ha accresciuto l'allerta terrorismo in Egitto in vista del secondo anniversario della deposizione di Morsi, in un Paese insanguinato dagli attacchi contro le forze di sicurezza nell'area del Sinai settentrionale. 

L'attacco è stato rivendicato dalla cellula terroristica "al Moqawma al Shabia" (resistenza pubblica), considerata vicina alla Fratellanza musulmana e a Hamas, e giunge dopo la diffusione del video realizzato dallo Stato del Sinai, organizzazione affiliata all'Isis, nel quale i terroristi mostrano l'uccisione dei tre giudici della città di al Arish, nel Sinai settentrionale, avvenuta lo scorso 16 maggio. A maggio lo Stato del Sinai aveva minacciato nuovi attacchi contro la magistratura, in particolare dopo la condanna a morte di Morsi.