Martina il ricucitore

Se c'è una parola d’ordine è progetto. Per l’Italia del 2020 e per il Partito democratico

Milano, 23 luglio 2017 - Se c'è una parola d’ordine è progetto. Per l’Italia del 2020 e per il Partito democratico. Senza il quale non ci potrà mai essere un’alternativa forte di centrosinistra alle destre. Maurizio Martina, vicesegretario Pd e ministro dell’Agricoltura, va a tutto campo alla Festa democratica di Milano e insiste sulla necessità di un confronto che muova dalle idee e dalle scelte da fare in futuro prima di tutto per giovani, lavoro, famiglie per costruire un progetto concreto e popolare capace di battere le destre di Berlusconi, Salvini e Grillo. Un ruolo da ricucitore, quello di Martina. Svolto prima in Lombardia e ora dentro il Pd. Per rilanciare l’unità dentro il partito di via del Nazareno, annuncia «una conferenza programmatica in ottobre aperta ai contributi e alle proposte di tutti» che verrà guidata proprio da lui in tandem con Tommaso Nannicini, e che apre alle minoranze interne. E anche sulle alleanze in vista del voto politico, il vice segretario ha le idee chiare: «Si sta insieme solo se si condivide il progetto per il Paese che vogliamo». 

Non, però, se si gioca alle divisioni e al logoramento delle leadership. «Faccio esempi concreti: se qualcuno ci chiede di rinunciare al Jobs Act non saremo d’accordo». avverte Marina. Ma «se qualcuno condivide con noi l’idea di introdurre un assegno previdenziale di garanzia per i giovani o l’equo compenso per i giovani professionisti autonomi o la proposta di una riforma fiscale per sostenere meglio le famiglie, saremo contenti di parlarne. Ma gli elettori di centrosinistra non ne possono più di divisioni giocate sui rancori personali».

Il Pd è quindi aperto e lancia la sua sfida sui temi di prospettiva, non sulle polemiche permanenti. Un messaggio chiaro anche verso Mdp e i fuoriusciti, visto che Martina sottolinea come dalle scissioni purtroppo difficilmente nascono coalizioni. Poi le regionali in Lombardia. Martina rinnova l’appoggio a Giorgio Gori come «candidato forte e qualificato per risollevare la Lombardia». Una sfida diretta a Roberto Maroni. E improntata su pochi temi forti: rilanciare l’azione contro le disuguaglianze sociali, garantire sempre meglio un sistema sanitario efficiente, lavorare di più sulla mobilità pubblica a partire dai treni dei pendolari. E promuovere un salto di qualità sullo sviluppo sostenibile e l’ambiente. La partita è tutta da giocare. Ma per il vicesegretario del Pd, Gori, forte anche della sua esperienza di sindaco, «è la persona giusta, può fare bene». E sul referendum sull’autonomia, pur appoggiato dai sindaci lombardi del Pd, ribadisce una posizione critica: Maroni - è la sintesi - farà spendere soldi che potevano essere usati per i pendolari o per il lavoro dei giovani. Infine la sfida per portare a Milano la nuova sede dell’Agenzia del Farmaco Ue, dopo la Brexit. Martina assicura l’impegno del governo al fianco del sindaco Sala e della Regione, per provare a portare a casa un altro traguardo importante.

sandro.neri@ilgiorno.net