La grande scommessa

Questa legge elettorale è una vittoria dei maggiori partiti di centrosinistra e di centrodestra, che nell’uninominale potranno eleggere gran parte dei loro candidati

Milano, 29 ottobre 2017 - Nella storia italiana dell’ultimo quarto di secolo non si ricorda una legge elettorale che abbia messo d’accordo tutti. Da questo punto di vista sono probabilmente eccessive le accuse di colpo di Stato e di attacco alla democrazia rivolte dal Movimento 5 Stelle (che addirittura chiede al presidente Mattarella di non firmare la legge) e da spezzoni della sinistra. E questo perché sulla carta il consenso a questa legge è molto ampio. Il patto a quattro ha retto. E, anzi, al Senato è stato puntellato dai verdiniani, dai fittiani e dall’Udc. Imprevisto, invece, il contraccolpo dell’uscita dal Pd del presidente del Senato Pietro Grasso, che ha scelto il momento per lui più adatto per formalizzare la presa di distanza da Matteo Renzi e per prepararsi a correre sotto le insegne bersaniane. Legittimo chiedersi perché la seconda carica dello Stato non abbia manifestato apertamente questo suo dissenso prima della votazione sul Rosatellum. Probabilmente in questo caso l’approvazione della legge non sarebbe filata liscia come accaduto.

Al di là di queste divisioni la vicenda, nel suo complesso, dimostra che quando si vogliono approvare leggi in fretta, il modo per farlo si trova. Anche bypassando, con lo strumento della fiducia, il momento del confronto parlamentare. Questa legge elettorale è una vittoria dei maggiori partiti di centrosinistra e di centrodestra, che nell’uninominale potranno eleggere gran parte dei loro candidati. Ma non scontenta neppure forze minori come Alternativa popolare che, con la soglia del 3 per cento e lo sbarramento al 10 per cento, sono certe di rientrare in parlamento con una discreta rappresentanza. Peraltro, sulla base dei sondaggi elettorali, nessuno schieramento avrebbe la maggioranza dei seggi. E quindi un eventuale governo di larghe intese non potrebbe fare a meno dei consensi dei centristi. Per quanto riguarda il Nord, a cantare vittoria con il Rosatellum bis è certamente la Lega, che cercherà di indicare il maggior numero di propri candidati nei collegi uninominali, sfruttando il suo profondo radicamento territoriale. È evidente che questa legge elettorale è una scommessa per i suoi sostenitori. Qualora dalle urne uscisse un quadro estremamente frammentato e ingovernabile, il Quirinale sarebbe legittimato a preferire scelte di altro tipo per assicurare al Paese un esecutivo. E a quel punto tornerebbe di grande attualità la girandola di figure tecniche di alto profilo e super partes, in grado di raccogliere in parlamento quella maggioranza invano chiesta dai partiti agli elettori.