Le regioni dimenticate

La grande incertezza sugli scenari politici nazionali sta togliendo valore all’election day

Milano, 18 febbraio 2018 - La grande incertezza sugli scenari politici nazionali sta togliendo valore all’election day. La concentrazione in una stessa data di due diverse consultazioni, nata per risparmiare sui costi delle urne, sta provocando un appiattimento dei temi regionali su quelli nazionali. Si vota in regioni importanti come la Lombardia, ma gli stessi cittadini lombardi si vedono quotidianamente martellati di messaggi di propaganda da parte dei leader di partito nazionali, mentre raramente sentono riflessioni, programmi, prospettive riguardanti il territorio in cui vivono. Se si facesse un sondaggio fra gli elettori delle regioni nelle quali si vota per il rinnovo dei consigli, probabilmente verrebbero fuori risultati sorprendenti. Per esempio, che molti di loro pensano che si voti solo per il rinnovo delle Camere. La scena è stabilmente occupata da aspiranti premier e segretari nazionali di partito che si rincorrono sul terreno delle facili e generiche promesse, guardandosi bene dall’affrontare spinose questioni

Ad esempio quelle relative all’erogazione dei servizi pubblici essenziali sui vari territori regionali. Per quanto riguarda la Lombardia, il paradosso è ancora più sorprendente. E questo perché soltanto quattro mesi fa i cittadini sono stati chiamati ad esprimersi in un referendum consultivo sui margini di autonomia del loro governo regionale. Gli esiti di quell’appuntamento elettorale avrebbero dovuto prolungare i loro effetti anche nell’attuale campagna. E i diversi competitor in corsa per il Pirellone avrebbero dovuto sin qui imporre nell’agenda dei temi quelli riguardanti l’autonomia fiscale e amministrativa di una regione leader in Europa come la Lombardia.

Anche la vicenda dell’Ema in qualche modo si iscrive in tale dinamica di marginalità dei temi riguardanti lo sviluppo e la crescita dei territori. La rivendicazione di Milano, che contesta l’assegnazione ad Amsterdam dell’Agenzia europea del farmaco, dovrebbe prevalere in campagna elettorale rispetto ad argomenti quali i bizantinismi correntizi della politica nazionale. E invece si notano dei tentennamenti da parte dei protagonisti della vita politica e istituzionale lombarda, legati anche allo scarso peso che la questione dell’Ema sembra avere nelle priorità del governo nazionale. Sarebbe auspicabile che in queste ultime settimane di campagna elettorale gli aspiranti governatori lombardi trovassero momenti e spazi di confronto per riaffermare la centralità della Regione sulle strategie nazionali e per valorizzare quanto fatto finora per rafforzare la leadership lombarda in Europa. A prescindere da quelli che saranno gli equilibri governativi nazionali, i prossimi cinque anni dovranno essere quelli dell’attuazione di quanto gli elettori lombardi hanno manifestato al referendum del 22 ottobre scorso: maggiore autonomia, meno vincoli burocratici, più spazio alla creatività di individui e imprese.