La sfida con Roma

È fissato per mercoledì a Roma, al ministero per gli Affari regionali, l’incontro per il prosieguo della trattativa per l’autonomia, frutto del referendum del 22 ottobre

Milano, 10 dicembre 2017 - È fissato  per mercoledì a Roma, al ministero per gli Affari regionali, l’incontro per il prosieguo della trattativa per l’autonomia, frutto del referendum del 22 ottobre. Sul tavolo del confronto, le materie da trasferire alle Regioni del Nord. L’esito dell’incontro è tutt’altro che scontato. Per cominciare, il governo comunicherà i risultati dell’analisi richiesta alle direzioni generali dei ministeri sui capisaldi della riforma. Si saprà, dunque, cosa, a parere dei tecnici, è pertinente e cosa no. E se c’è legittimità nelle richieste di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna allo Stato centrale. Poi toccherà alla negoziazione sulle risorse, indispensabili per la gestione del nuovo corso della pubblica amministrazione. Due gli scogli da superare: uno di ordine politico, per altro prevedibile alla luce del risultato del referendum per l’autonomia, punto di partenza per un nuovo regionalismo; altro scoglio, quello legato alle risorse, tutte da quantificare in un inevitabile braccio di ferro.

Mercoledì si saprà quante delle 23 materie in predicato di passare alle Regioni saranno effettivamente trasferite. Punto, questo, sul quale le Regioni del Nord hanno finora assunto posizioni diverse. La Lombardia, che pure ha scelto la strada della prudenza, non intende andare oltre nella trattativa se si scenderà sotto il tetto delle dieci competenze ritenute irrinunciabili. Tra queste, il fronte infrastrutture (gestione di autostrade e aeroporti), quello del commercio estero, fondamentale per il rilancio dell’economia e del mondo delle imprese. Poi le competenze in tema di tutela dei beni ambientali e culturali, fronte strettamente connesso con la difesa e la valorizzazione dell’identità dei territori. Non mancano le differenze tra i vari promotori del referendum. La piattaforma presentata da Lombardia ed Emilia Romagna è differente da quella rivendicata dal Veneto. Da qui l’inedito asse fra Milano e Bologna, nato da un delicato equilibrio. L’Emilia ha bisogno della Lombardia per il peso politico rappresentato dal risultato del referendum; ai lombardi fa buon gioco il sostegno della principale fra le regioni rosse al tema dell’autonomia. Anche per questo la partita, che non ha precedenti nella storia politica del nostro Paese, è quantomai interessante. L’autonomia, che era nell’anima della sinistra molto tempo fa, negli anni Novanta era da questa avversata. Ma ha ora ripreso terreno, sotto la spinta forte dei territori e il disastroso esito del referendum del 4 dicembre 2016, incentrato sulla più grande riforma centralista mai tentata fin qui. Ascoltare la voce del Nord è fondamentale, soprattutto per arrivare a un’intesa entro l’anno. Così da evitare di dover ripartire da zero la prossima legislatura o, peggio, di veder insabbiata la riforma. Il cammino è in salita, ma nessuno ha mai considerato questo snodo una passeggiata. Però il traguardo non è mai stato così vicino. Di certo l’autonomia è un banco di prova dell’autogoverno. Quindi una grande sfida politica per il Nord, che deve testare la sua classe dirigente a fronte di un regionalismo spinto. Anche per questo sarebbe utile e opportuna lasciargliela giocare.